Il libro…
Edizione americana
Dal mio punto di vista, gli avvenimenti tragici che hanno colpito il Giappone (terremoto, conseguente tsunami e pericolo radiattivo) sono coincisi con la lettura di un libro “post-apocalittico” come The Road, di quel maestro di scrittura che è Cormac McCarthy. Ciclicamente l’Apocalisse (con la “a” maiuscola o minuscola, scegliete voi) torna ad interessare gli esseri umani, ad essere al centro di riflessioni filosofico-religiose, a diventare oggetto delle trame di libri o di film e soggetto di opere d’arte. E il pensiero dell’Apocalisse porta con sé quello del post, del “cosa ci aspetta dopo” e di cosa rimarrà passata la catastrofe. Spesso la colpa degli sconvolgimenti apocalittici è stata attribuita all’uomo, alla sua malvagità, alla sua sete di potere, al suo folle desiderio di manipolare la Natura e alle storture di uno sviluppo incontrollato e di un iper-tecnologismo senza freni (dal Diluvio Universale passando per le guerre atomiche fino agli esperimenti scientifici più rischiosi che innescano reazioni a catena). A volte è stata data alla Natura stessa, che da benevola si trasforma in “matrigna”, pronta a sterminare ogni forma di vita presente sulla faccia della Terra (con la diffusione di pandemie letali, con eruzioni vulcaniche spaventose, con terremoti e maremoti devastanti e meteoriti che centrano in pieno il nostro Pianeta). Infine capita che la minaccia venga da fuori, con l’invasione di altre forme di vita particolarmente aggressive (civiltà aliene distruttrici)...Ma veniamo a questo romanzo. In un pianeta Terra privo di qualsiasi forma di vita naturale o animale, un padre e un figlio si trascinano lungo le strade ricoperte di cenere. Il loro obiettivo è arrivare sulla costa dove sperano di trovare condizioni di vita migliori e magari un’embrionale forma di società civile composta da persone che – come loro – desiderino tornare a vivere insieme in armonia. Il mondo come lo conosciamo noi oggi è finito alcuni anni prima, in seguito a un evento traumatico non del tutto svelato nella trama. Da quel giorno fatidico tutto è morto: niente più animali, niente più pesci o uccelli, niente più alberi, prati, fiori o campi coltivati. Solamente freddo, pioggia, incendi e un sole troppo debole per riuscire a scaldare quello che rimane sulla crosta terrestre e per poter perforare con i suoi raggi la spessa e grigia cortina di fumo che avvolge l’atmosfera. Le città sono deserte, con case, palazzi, centri commerciali abbandonati, saccheggiati, devastati dal fuoco o dalla mano di chi è arrivato dopo. In molti punti sono presenti cadaveri carbonizzati. Padre e figlio arrancano spingendo – molto post-modernamente – un carrello del supermercato riempito con poche e miserabili cose quali coperte sudicie, scarpe sformate, un telo di plastica come riparo dalle intemperie e le scarsissime provviste che sono riusciti a trovare lungo il cammino. Come due derelitti senzatetto viaggiano sporchi e inzuppati fino al midollo di acqua piovana e fango, soffrono la fame e dormono sul terreno duro e gelato con l’unico confort del piccolo fuocherello che riescono ad accendere prima di sdraiarsi. La strada che li porterà in riva all’oceano è lunga, faticosa e piena di insidie. Il rischio viene dai pochi sopravvissuti riuniti in bande pronti a rapinare e a uccidere i viandanti che si avventurano per le strade deserte. La catastrofe ha sovvertito e spazzato via anche le più elementari leggi morali e ora l’unica ancora in vigore è quella di sopravvivenza: violenze, omicidi e cannibalismo sono all’ordine del giorno. Padre e figlio – di cui non sapremo mai i nomi –si difendono con una pistola nel cui tamburo sono rimasti solamente due proiettili e con l’intelligenza di chi sa stare all’erta perché conosce i pericoli. Si fanno coraggio a vicenda e in quel mare di desolazione e disperazione cercano di rimanere il più possibili “umani”. La loro voglia di sopravvivere non può diventare ragione per sopraffare il prossimo. Lo sa il padre ma ne è convinto soprattutto il bambino che non perde occasione per chiedere al genitore conferma di due cose: se loro “sono ancora i buoni” e se è vero che “portano il fuoco” nel cuore. In un ambiente ostile, dove i giorni lividi e le notti buie si susseguono tutti spaventosamente uguali, padre e figlio non perdono la speranza. Non che coltivino particolari illusioni su quello che troveranno lungo la costa, ma qualcosa – un barlume anche fioco – li spinge a continuare a camminare anche quando le gambe si piegano per la fatica e la fame, a resistere quando non serve nemmeno fasciarsi i piedi con borse di plastica e quando, al minimo rumore, bisogna nascondersi come animali impauriti. Il reciproco amore è ciò che dà loro il coraggio di spingere, metro dopo metro, il carrello pieno di stracci.
Romanzo stupendo, angosciante, intenso. Coinvolge talmente tanto che è difficile richiuderlo una volta che lo si è iniziato a leggere. Con il suo stile asciutto ma penetrante con zero retorica e molta profondità rapisce e ci porta nel cuore delle cose narrate. Tocca temi al tempo stesso tanto universali quanto intimi che è davvero impossibile non rimanerne colpiti. Anche chi vuole vivere giorno per giorno senza farsi domande sul futuro – immediato o remoto che sia – non potrà, almeno per un istante, pensare al significato del nostro stare sulla terra, al tempo che ci è concesso, all’imprevedibilità di situazioni che non possiamo controllare (il terremoto o altre catastrofi), alla durata del mondo, alle ragioni che ci spingono a continuare a resistere nonostante il dolore. Premio Pulitzer per la narrativa nel 2007.
…dal libro al film…
Viggo Mortensen e Kodi Smith-McPhee
in una scena del film
CHARLIE CITRINEDati film: Titolo: The RoadTitolo originale: The RoadRegista: John HillcoatSceneggiatura: Joe Penhall (romanzo:Cormac McCarthy) Interpreti: · Viggo Mortensen (padre)· Kodi Smith-McPhee (figlio) · Charlize Theron (madre)· Robert Duvall (vecchio)Anno: 2009Paese: Stati UnitiColore: ColoreDurata: 111 minuti Genere: DrammaticoInternet Movie Data base