The Rum Diary - Cronache di una passione

Creato il 05 settembre 2013 da Valentina Orsini @Valent1naOrs1n1


Nel 1998 Johnny Depp si prestò ad incarnare quella sorta di alter ego, o meglio riflesso semi-autobiografico che fu Hunter S. Thompson, nel film diretto da Terry Gilliam Paura e delirio a Las Vegas. Tratto dal libro dello stesso scrittore e giornalista statunitense, scomparso nel 2005, il film vede nel deserto del Nevada questo giornalista Raoul Duke, ingaggiato per scrivere un articolo sulla gara motociclistica cosiddetta off-road.
Certo ne passano di fiumi di rum tra "quello e questo", ovvero Le cronache di una passione che il regista di Shakespeare a colazione ha tentato, senza riuscirci, di riportare sullo schermo; complice anche il particolare attaccamento di Depp all'autore e al romanzo nello specifico. Peccato. Peccato perché la storia di Paul Kemp avrebbe potuto ricevere maggior dignità, se non altro senza essere schiacciata dal paragone inevitabile con il film di Gilliam. Altra storia...

Qui c'è Kemp/Depp, un giornalista mezzo fallito che da New York approda a Porto Rico e si ritrova nel mezzo di una missione coraggiosa in partenza, ma ubriaca fino alle ossa, così come la stessa regia di Sir. Robinson. A dare tono poi alla vicenda individuale di Kemp c'è la femme (sì ma robetta, nulla di che...) chiamata Chenault/Amber Heard, il riccone avido Sanderson/Aaron Eckhart, un compagno paffuto e altrettanto alcolizzato, ma fedele, e un ex giornalista invasato da droghe, alcol e soprattutto dalla dottrina del fuhrer. Sul personaggio di Giovanni Ribisi ricade forse il più grande rammarico, la maggior parte di quella consapevolezza che fa parlare di un film che poteva dare e non ha dato. In realtà, ciò che manca nella complessità del film è proprio questa poca luce data ai personaggi (alle loro relazioni), che, presi ad uno ad uno sarebbero stati sicuramente interessanti e complessi. A partire dallo stesso Kemp, eroe coraggioso e fondamentalmente "ottimista" che si batte per la sua passione e tenta, finché può, di denunciare i suoi fratelli americani, intenti a schiacciare gli abitanti dell'isola. E attenzione a non cadere nella trappola della distribuzione italiana che, come al solito, tende a fuorviare lo spettatore, portandolo sulla via della storiella d'amore con la biondona mozzafiato, dimenticando invece che la fiamma vera e propria derivi dalla passione per una professione oggi sempre più complicata, quella del giornalista.

Dalla visione drogata e allucinata di una realtà in bilico e, sempre a un passo dal risveglio, da un coma apparentemente infinito, cosa che aveva impeccabilmente centrato Gilliam nel suo Paura e Delirio a Las Vegas, ci si ritrova nel mezzo di vuote e inutili cronache di una passione che, nemmeno per un istante, imboccano il sentiero che porti nel centro di quella fiamma chiamata "passione". Non è bastato Depp, non è bastata l'interpretazione, diciamo sopra le righe, di Ribisi, e non sono bastate nemmeno quelle trovate degli occhi rossi e allucinati sotto effetto di una chissà quale droga portoricana...

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