Ci sono dei film che si possono guardare a cuor leggero perchè tanto è ben chiaro fin dall'inizio che quello che stiamo vedendo è molto, troppo lontano dalla realtà.
E poi ci sono dei film che invece non possono essere visti senza provare inquietudine perchè si è ben consci che quello che sta passando sullo schermo da qualche parte nel mondo è successo, anzi è possibile che sia successo anche di peggio.
A questa seconda categoria appartiene di diritto il film The seasoning house opera prima di un apprezzatissimo make up artist e tecnico di effetti speciali che risponde al nome di Paul Hyett.
Il suo film è un vero pugno nello stomaco: il bordello di Viktor con le sue stanze sporche ( e la mancanza di igiene è un qualcosa che mi fa molta più impressione di un qualsiasi mostro o bau bau orrorifico), poleverose,maleodoranti, luogo di ricovero più adatto a parassiti di ogni sorta che a forme di vita assimilabili a quella umana ) è un qualcosa di molto simile a un inferno in terra.
Le ragazze sono torturate, seviziate e drogate per sopportare meglio dolore e violenze. Ed Angel silenziosamente si muove da una stanza all'altra per dare un po' di conforto, per quello che le è possibile.
Si muove nei corridoi tra porte comunicanti e "passaggi segreti" nelle pareti attraverso i quali può spostarsi ancora più velocemente da una parte all'altra della casa e senza essere vista.
The seasoning house non gioca sull'attesa o su trucchi per far aumentare la tensione : è straight to the face, la cinepresa non si sottrae di fronte a nulla e si infiltra alla stessa velocità di Angel nell'esplorazione dei vari anfratti della casa, vera e propria coprotagonista della pellicola.
Se nella prima parte del film già lo spettatore poteva essere colpito dall'atmosfera sporca e bruta di questo bordello , poi Hyett alza ancora di più il livello del gioco mettendo in campo la tremenda vendetta da parte di Angel. E anche qui ci risparmia poco o nulla.
Il film di Hyett ha una maturità stilistica impressionante: sarà un'esordiente ma non è precisamente un novellino come tanti altri avendo lavorato con tutti i personaggi più importanti della scena horror inglese ma anche al di fuori di essa.
L'esperienza c'è e si vede nell'uso della cinepresa e nel modo di muoverla attraverso gli stretti corridoi della casa. Poi il resto lo fa l'atmosfera. Difficile trovare qualcosa di più opprimente negli horror odierni, soprattutto perchè è tutto molto realistico e assolutamente verosimile.
Anzi The seasoning house colpisce allo stomaco ancora più forte proprio perchè si è ben consapevoli che durante la guerra nei Balcani sono accadute cose ben peggiori di quelle raccontate in questo film.
A confronto Hostel sembra una robetta per educande brufolose in cerca di emozioni "proibite".
E lasciatemi chiudere parlando degli occhi della protagonista Rosie Day: uno sguardo impossibile da dimenticare.
( VOTO : 7 + / 10 )