The Seasoning House (2013)

Creato il 25 settembre 2013 da Silente
UK, 90 minuti Regia: Paul Hyett Sceneggiatura: Paul Hyett, Conal Palmer, Adrian Rigelsford Soggetto: Helen Solomon
È diventato difficile fidarsi della scena horror odierna, sono tanti e troppi i tentacoli con cui la macchina cinematografica ha soffocato idee, spunti e soluzioni sovversivi plasmando ogni cosa secondo modelli prestabiliti che nulla hanno da offrire, e affrontare un rape & revenge nel 2013 è cosa forse ancora più sospettosa e piena di pregiudizi, abbiamo in fondo a che fare con la matrice femminile che più di tutte è stata scardinata e sventrata in favore di pseudo servilismi mascolini del tutto slegati dalla visione fortissima e annichilente che il genere aveva nei suoi anni d’oro. The Seasoning House non recupera quella potenza devastante, né è realmente in grado di creare una figura femminile che incarni pienamente quella sofferenza e quella reazione simbolicamente significative, in verità da una parte gioca abbastanza sicuro sui cliché più noti per dare allo spettatore l’input necessario e dall’altra ignora qualsiasi tipo di credibilità in favore di uno spettacolo che tuttavia non si piega mai alle tipiche esigenze di massa (be’, siamo pur sempre in UK), e il film regge bene il gioco con una certa personalità che funziona per tutti i 90 minuti.
Non si riesce mai a capire bene se Paul Hyett cerchi una qualche strada autoriale o se sia più che altro indeciso su registri e ritmi per far marciare il film, ma The Seasoning House tutto sommato ha una sua anima valida in una prima parte lentissima ricca di long take e piano sequenza che seguono la giovane Angel indaffarata in una disumana quotidianità, quella del bordello slavo in cui è stata rinchiusa e dove si è ritrovata nei panni di una tuttofare che pulisce le ragazze, le droga e svuota loro i secchi. Violenza e brutalità rimangono fuori dalle inquadrature per far prevalere disagio e malessere, Hyett si concentra fortunatamente sulle vittime negli intervalli tra una crudeltà e l’altra evitando di mettere in mostra quell’orrore gratuito di cui non serve effettiva visione, e sebbene le carte in tavola siano molto classiche (la protagonista sordomuta, il dramma familiare, i legami che si vengono a creare, il ruolo del perfido Viktor e il suo “amore” per Angel), il rapporto umano è gestito senza insistere troppo, toccando quanto basta, soffermandosi il giusto per creare le basi alla vendetta che si scatenerà nella seconda parte.  Ed è qui che The Seasoning House dà il suo meglio, senza voler per forza indugiare sul dolore e sul disturbo Hyett preferisce una strada onesta, più godibile per chi guarda e probabilmente più gestibileper un regista comunque al suo esordio con un tema difficile che potrebbe trasformare in pura merda da un momento all’altro: il riscatto di Angel non è mai lontanamente credibile, impossibile infatti che una ragazzina di un metro e mezzo possa ammazzare decine di energumeni slavi, ma c’è una buona, a tratti ottima costruzione che inganna e fa filare una messinscena tra l’altro particolarmente sanguinosa, altro aspetto che ultimamente pare essere stato messo in secondo piano preferendo una più svelta ma inutile CGI. L’arrampicarsi di Angel nelle tubature, le coltellate che infligge, l’immancabile corsa nel bosco e quanto ne consegue sono momenti così ben congegnati, pur nella loro mancanza di novità, da trasformare The Seasoning House in una piccola sorpresa che ogni amante del genere, soprattutto nelle sue forme più piccole e oneste, dovrebbe vedere.  

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