The Sense of Wonder

Da Gloutchov

Premessa: In seguito alle numerosissime richieste (3, 4 mail al massimo!) avute in forma privata, eccomi a riproporre su questo blog le mie lezioncine di scrittura, una volta alla settimana, tutti i lunedì. Per chi non le conoscesse, non si tratta di un vero "manuale di scrittura", bensì il frutto delle mie personali esperienze di scrittura... riportate qui sul blog, in modo che altri ne possano (forse) trarre vantaggio. Questo "grande ritorno" non significa che il blog cambi argomentazioni tout court e torni ad affrontare tematiche legate alla narrativa. Tutt'altro. Le stesse lezioncine verranno riproposte in formato "ridotto all'osso"... ma aggiornate al giorno d'oggi. Una sorta di Remake... che spero possa far contenti alcuni dei miei lettori.


Si sente spesso parlare di Sense of Wonder. Tutti credono di sapere che cos'è ma, di fronte alla domanda esplicita, spesso si finisce per ottenere una risposta piuttosto sommaria. Il fatto è che... il cosiddetto "effetto wow" non è ben definibile e ricostruibile seguendo determinate regole narrative. E' una strana alchimia che avviene tra il testo e il lettore. E' una esperienza personale, individuale, e non è detto che se tizio riesce a provarla ciò possa accadere anche a caio.
Diciamo che, se vogliamo schematizzare l'esperienza, per ottenerla è necessario portare il lettore alla Sospensione volontaria della Incredulità. Se riusciamo a vincere lo scetticismo innato del lettore, se riusciamo a condurlo in un mondo fantastico dove le normali regole della vita comune vengono violate palesemente, allora abbiamo compiuto il primo passo necessario per indurlo a meraviglia.
E' però solo il primo passo. Wikipedia fa l'esempio di Superman che ferma un treno in corsa. Il lettore si meraviglia delle capacità di Superman, ma lo fa solo perché in precedenza aveva accettato il fatto che lui avesse dei superpoteri. E l'autore di Superman ha costruito una struttura irrazionale capace però di rendere plausibili certi dettagli che, altrimenti, non sarebbero stati accettati da nessuno. Il bambino alieno, orfano, che cade dallo spazio ed è allevato da una coppia di contadini americani...
Ci vuole un presupposto plausibile che apra le porte all'accettazione dell'incredibile. Ritorno al Futuro è altrettanto efficace. Tutto nasce da uno scienziato "pazzo" che, cadendo mentre appendeva un orologio in bagno, sogna il "flusso canalizzatore". Trasformare un'automobile in macchina del tempo è geniale. L'auto è già un mezzo di trasporto. Ci è comune, tutti quanti ne possediamo una, la accettiamo come un dato di fatto. Non ci stupisce che qualcuno possa modificarla in macchina del tempo. Per farlo è addirittura costretto a rubare del plutonio a dei terroristi Libici. Dettagli reali che vanno a confermare una situazione surreale. Mischiando il tutto con un po' di humor... ecco che l'impossibile diventa possibile. E si va oltre. In una intervista Zemeckis dichiara che gli skateboard hovercraft del secondo film erano reali (giocattoli Mattel mai entrati in commercio perché troppo pericolosi). In realtà sta scherzando ma il realismo dei film è tale che qualcuno scriverà ai produttori per chiedere se sia possibile trovarli in qualche negozio. Nel cofanetto dell'intera trilogia appare un extra in cui viene risposto a questa domanda (e ad altre...) ma, la cosa interessante è che la trilogia è stata talmente ben pensata da portare gli spettatori a credere cose che in realtà sono tutt'ora impossibili da realizzare.
Da qui si torna ovviamente all'effetto wow!
Come fare per ottenere lo stupore del lettore? Oggi è particolarmente difficile. Siamo talmente abituati ad accettare le cose più strane che, se in questo momento dovessero scendere sulla Terra orde di alieni desiderosi di bere la cocacola, noi li indirizzeremmo al primo fast food senza neppure rimanere sorpresi di aver dovuto dare delle indicazioni stradali a una astronave fluttuante qualche metro sopra la nostra testa.

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