Una ragazza riappare a dieci anni dalla sua misteriosa scomparsa, avvenuta durante una gita al lunapark. Gli amici la accolgono sorpresi e felici, ma sono costretti a portarla d'urgenza in ospedale per un improvviso collasso. L'ospedale si rivelerà però un luogo da incubo, un vero e proprio labirinto degli orrori.
Shimizu sembra non essere soddisfatto del suo ossessivo lavoro di elaborazione del tema della colpa, effettuato nelle sue opere precedenti, se ancora una volta ci ritorna sopra con questo "The Shock Labyrint", distribuito rigorosamente in 3D, molto pubblicizzato, e decisamente più visionario e oniroide dei precedenti "Ju-on" (2002), "The Grudge" (2004), "The Grudge 2" (2006). Il pregio fondamentale del film consiste appunto in una visionarietà molto ben fotografata, dai colori ipersaturi, quasi lisergici in alcune sequenze, che risultano curate in modo davvero mirabile. Tale pregio appare tuttavia l'unico di un film che si muove stancamente nel labirinto di una narrazione ondivaga, insterilita da una sceneggiatura scontatissima che utilizza il flashback in modo ripetitivo e alla fine stancante. Il ricorso al tema dell'infanzia, associato a quello del "tunnel dell'orrore", è trattato poi in modo banalissimo ed emotivamente non coinvolgente, nonostante la cura visiva con cui sono composte le sequenze nelle quali il gruppo dei bambini si perde nella casa degli orrori. Complice ti tale piattezza è certamente anche un uso dei dialoghi che neanche una puntata dell'ispettore Derrick potrebbe rendere meglio nella sua insostenibile vuotaggine e inespressività. Il punto massimo di tale imperizia la si coglie nello spiegone finale in cui il detective racconta a Ken come sono andate davvero le cose. Ritengo che proprio in queste sequenze finali il film crolli come un castello di carte, molto ben dipinte, molto ben accostate fotograficamente, ma totalmente instabili nel loro insieme, a causa di una mano registica molto, troppo sbrigativa nel dirigere un cast di teenager del tutto impreparata e completamente allo sbaraglio. Il trito e ritrito tema della "colpa" non ha qui altra funzione che allungare una zuppa già a sufficienza annacquata da riferimenti al solito, risaputo "trauma infantile", qui declinato come "trauma di gruppo", impensabile e irrisolvibile. A nulla servono una colonna sonora in alcuni momenti anche intensamente ispirata, nè tantomeno alcune intuizioni effettistiche (come la sequenza in cui il volto di Yuki si sgretola, oppure quelle in cui i manichini prendono vita): l'architettura generale d "The Shock Labyrint" resta appunto un castello di carte che vola via con il vento, cioè l'esatto contrario di quel tetragono e spaventoso "labirinto" evocato presuntuosamente nel titolo. Questo film, in sintesi, sembra una sorta di epitaffio tombale di un sottogenere cinematografico perturbante di tipica marca nipponica, che pare arrivato al capolinea. "The Shock Labyrint": sconsigliato. Regia:Takashi Shimizu Sceneggiatura:Daisuke Hosaka Cast:Yûya Yagira, Ai Maeda, Suzuki Matsuo, Misako Renbutsu, Ryo Katsuji, Erina Mizuno Nazione:Giappone Produzione: Asmik Ace Entertainment, Ogura Jymusyo Co. Anno:2009 Durata:89 min