The Social Network di David Fincher

Creato il 18 giugno 2011 da Spaceoddity
In questo momento, si capisce, la mia pagina Facebook campeggia da una scheda in background. Di tanto in tanto arriva una notifica: qualcuno ha risposto a un post, a uno status, ha lasciato una traccia della sua presenza digitale sulla mia bacheca. Così mentre scrivo questa recensione sono un po' distratto. O, insomma, devo essermi perso qualcosa. Nel senso che The Social Network è un film che deve più a un fenomeno sociale che non al cinema in quanto tale. E, a scanso di equivoci, il fenomeno sociale non l'esistenza di Facebook & affini, no, bensì l'ostinazione salottiera a parlare sempre delle stesse cose e non di altre.
Avete mai notato che persone più o meno vicine, non necessariamente amiche, iscritte a Facebook finiscono col parlare del social network stesso, di ciò che vi accade, come se non fosse possibile senza lo strumento stesso? Il socialnetworking si è gradatamente sostituito al dialogo in quanto tale, senza che in compenso si sia guadagnato in capacità relazionali autentiche o in profondità del dialogo.
Il film di David Fincher si regge appunto sul battage pubblicitario di un sistema che io trovo interessante e piacevole e su cui, cosa più importante, The Social Network ha contribuito ben poco a formulare un'opinione più compiuta o profonda. E io, per esempio, trovo che un film di intento più o meno storico sia sprecato e inutile, qualora non contribuisca a sollevare dubbi, a creare problematiche, a elevare il discorso a un livello più alto e urgente. Il lavoro di David Fincher è piuttosto ostaggio e debitore del suo successo al chiacchericcio - vien quasi da ridere, ai twitters - già in corso che strumento capace di offrire una visuale sulle cose.
A me interessa ben poco di chi sia la proprietà intellettuale dell'idea, quali siano le origini di Facebook nel momento in cui la destinazione stessa dello strumento non riceve nuova luce. Uno strumento è lì per quello che io ne faccio e per quello che oggi se ne fa. Il film stesso non affronta la bontà dell'idea o l'utilizzo che se ne fa, ma mette in luce come dalla goliardia universitaria si possa passare a un'idea che frutta milioni di dollari, con qualche inganno di troppo e una sfacciatissima intelligenza. The Social Network, mi pare, avrebbe potuto parlare di qualunque cosa, senza dirne ugualmente nulla. Lo stesso declino che registra negli ultimissimi tempi Facebook negli USA e in Inghilterra non può essere reinterpretato che in chiave di invecchiamento di un'idea non per forza commerciale, ma in ultima analisi consumistica.
C'è da dire, a onor del vero, che questa storia sulla nascita del social network è molto ben raccontata, sia pure con la tecnica consueta dell'interrogatorio a Mark Zuckenberg (il buon Jesse Eisenberg) alternato alle scene del passato (che ben conosciamo in film molto più interessanti come The Millionaire). E la fotografia in certi momenti - come la gara di canottaggio - raggiunge un gran livello di seduzione. Né è da tacere che la sceneggiatura di Aaron Sorkin (basata su un libro di Ben Mezrich, The Accidental Billionaires) sa condurre lo spettatore oltre le secche di una vicenda ripetitiva, una vicenda come tante, attraverso episodi di ottimo mestiere (in primis, quello di una povera gallina "cannibale" suo malgrado), nonostante tutti i clichés del caso. Ma è ben poca cosa di fronte a un prodotto commerciale ancella di un'idea riuscita: cinema, storia contemporanea e gossip ne potevano fare a meno.
Io, di sicuro.

Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :