Una delle cose che possono capitare a chi ama avventurarsi alla ricerca di nuovi gruppi e dischi è l’arrivare giusto un attimo troppo tardi, l’innamorarsi di una band che nel frattempo s’è sciolta e di cui dunque non si potrà aspettare con curiosità il nuovo parto. Così è stato con i francesi The Solexine Chapter, scoperti grazie alla segnalazione di un amico e autori di un interessante mix tra postcore e screamo, ricco di aperture melodiche e parti sofferte che ne puntellano l’andamento corale, a tratti addirittura cinematografico nella sua ricerca di momenti di ampio respiro da immergere nelle sfuriate di hardcore tagliente e slabbrato. Nulla che non si possa in qualche modo ricondurre ai soliti nomi influenti della scena d’Oltralpe, eppure i Solexine Chapter avevano dalla loro un’irruenza e una passionalità che permetteva alle armonie di toccare le corde giuste e di colpire l’ascoltatore con forza. Si prenda “Cinq” con il suo incedere da racconto, quasi una confessione fatta ad un amico (forse addirittura a se stessi) e venata da un senso di impotenza, di irrimediabilità condivisa. Ma è solo uno dei possibili esempi di un lavoro che rimescola le carte e reinterpreta un sentire ormai codificato alla luce di una spiccata sensibilità e di una marcata voglia di introdurre piccole digressioni, accenni in grado di uscire dai soliti schemi pur senza sovvertire mai del tutto le regole del gioco. Davvero un gran peccato sapere che Amertumes non potrà avere un seguito e che ci si sia arrivati ormai fuori tempo massimo (l’album è uscito a fine 2012), ma era comunque doveroso parlarne, casomai ci sia qualcuno che ami tornare indietro a riprendersi ciò che gli era sfuggito. Sembra che i membri della band non siano più attivi in campo musicale, a parte il cantante che ha un nuovo progetto… vi terremo ovviamente aggiornati.
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