Peter se lo porta a casa moribondo e apprende che il misterioso straniero è lì oltre che per Ana, anche per debellare un misterioso morbo che si trasmette col sangue...
Eli Roth magari non sarà il miglior regista e neanche l'uomo con la faccia più sveglia visto su questo mondo, però è uno che si dà da fare per far conoscere nuovi talenti .Almeno questo bisogna riconoscerglielo.
E gli si può perdonare anche di aver fatto in quattro e quattro otto un film in famiglia come The Stranger, fatto con lo sceneggiatore di fiducia Guillermo Amoedo, che ha scritto Aftershock e l'ormai famigerato The Green Inferno( film che da oltre due anni è sospeso in un limbo, tutti ne parlano e nessuno lo ha visto pur essendo pronto da tempo immemore),qui nel doppio ruolo di sceneggiatore e regista, con la novella moglie Lorenza Izzo , scegliendo come protagonista un attore cileno di belle speranze Cristobal Tapia Montt che riesce a conferire il giusto grado di carisma al suo personaggio e nella parte di Caleb Ariel Levy , altro attore visto in Aftershock e che vedremo, speriamo, in The Green Inferno.
Insomma sembra proprio un filmino famigliare, fatto con due soldi, nei ritagli di tempo.
Eppure non gli è riuscito neanche tanto male.
E' costruito un po' come The Guest, piccolo instant cult della fine del 2014 : un giovane misterioso arriva in una piccola comunità chiusa e ne determina grossi cambiamenti.
Però stavolta niente esperimenti in laboratorio, solo un tema millenario trattato al cinema un 'infinità di volte e qui declinato con sufficiente originalità pur non rinunciando a un evidente metaforone servito con i guanti da forno, quello della malattia trasmissibile attraverso il sangue infetto.
Sì, bravi, esattamente come It Follows.
Quello che si appura dopo qualche minuto è che Martin non è un uomo come gli altri, ha qualcosa in più, però questa sua caratteristica peculiare è per lui cagione di grande dolore oltre che di mal represse manie suicide.
E' un personaggio sfuggente il suo, impossibile da catalogare ed è impossibile anche identificarsi in lui .
Quando il gioco si fa più scoperto , nella seconda parte di film, allora tutto rientra in binari più classici , meno stimolanti ed originali .
Frettolosa la chiusura con qualche forzatura di troppo ( lasciamo Peter alle prese con una signora, il suo cane e una jeep e lo ritroviamo un attimo dopo senza signora, col cane agonizzante e bardato in un pesantissimo scafandro da pompiere senza lo straccio di una spiegazione) ma con quella malinconia appiccicosa che stenta ad andare via anche dopo il termine dei titoli di coda.
Aspettando The Green Inferno.
PERCHE' SI : la prima parte è ben costruita, il tema toccato è declinato con un certo grado di originalità, ha quel minimo di intelligenza in più rispetto al minimo sindacale richiesto ad un horror estivo.
PERCHE' NO : nella seconda parte ritorna in binari più frequentati e meno originali, finale frettoloso, il ritmo latita in qualche frangente.
LA SEQUENZA ; il salvataggio di Peter col sangue di Martin
DA QUESTO FILM HO CAPITO CHE:
Adesso sta salendo anche a me la scimmia di The Green Inferno.
Le giornate di Eli Roth devono essere pienissime.
Temi abusati al cinema possono essere ancora visti da prospettive sufficientemente originali.
Il set in questo film doveva essere come una riunione tra vecchi amici: tutti o quasi avevano partecipato ad Aftershock e a The Green Inferno.
( VOTO : 6,5 / 10 )