Deborah Logan mostra comportamenti sempre più bizzarri che il suo dottore definisce normali finché scoprono una sua connessione con un pediatra accusato di omicidi rituali, atti cannibalistici e pedofilia, Henry Desjardins, scomparso nel nulla anni e anni prima.
La signora viene ospedalizzata per la sua sicurezza ma il suo comportamento diventa sempre meno giustificabile dalla medicina.
Arriva a portare una bambina leucemica sul posto in cui Desjardins faceva i suoi sacrifici umani.
Deborah Logan da che cosa è posseduta?
Diffido sempre delle locandine in cui è pubblicizzato più il produttore che il regista e il manifesto di The Taking of Deborah Logan ( ma lo potete trovare anche semplicemente intitolato The Taking) non è di quelle che ti invitano proprio alla visione.
E ribadisce il fatto che è sempre sbagliato giudicare un libro solo dalla copertina.
Ma qui c'è Bryan Singer e credo che non abbia bisogno di presentazioni.
Il film dell'esordiente Adam Robitel ( che lo ha anche scritto assieme a Gavin Heffernan, e lo ha anche montato) si inserisce programmaticamente nel mare magnum dei mockumentaries/ found footage.
Riprende un team di documentaristi che si installa nella casa di una malata di Alzheimer per testimoniarne l'evoluzione della malattia.
Spesso mockumentary / found footage fa rima con telecamera affetta da delirium tremens, scenografie e messa in scena povere e parco attoriale più che mediocre .
In questo caso invece la realizzazione sembra molto più circostanziata, scenografie e messa in scena assumono spesso e volentieri caratteri inquietanti ( la soffitta di casa Logan, i sotterranei dell'ospedale, il bosco dove Desjardins perpetrava sacrifici umani) aggiungendo quel quid che determina la riuscita o meno di un prodotto di questo genere.
The Taking of Deborah Logan non è sicuramente un capolavoro del genere ma un esponente più che degno, un film che riesce a mettere un certo disagio addosso e questo lo deve oltre che a una struttura solida anche alla recitazione molto "fisica" di Jill Larson che si immola anima e soprattutto corpo in un ruolo difficile, sgradevole, in cui momenti di calma apparente e di gestualità banalmente quotidiane vengono inframezzate a dei veri e propri atti di pazzia pura resi scenograficamente più efficaci da un ottimo make up e da un grandioso lavoro sulla voce.
Curioso che in questi ultimi tempi abbondino produzioni che in qualche modo prendono spunto da una malattia terribile come l'Alzheimer ( oltre a questo Still Alice e la miniserie inglese Exile) così come è curioso che un film come The Taking of Deborah Logan parta dalla malattia per poi esondare nei riti ancestrali e nel soprannaturale puro.
Altra notazione da fare è che il sistema sanitario americano è veramente una brutta bestia: all'avanguardia in tutto ma se non hai soldi ti lasciano morire tra atroci sofferenze senza muovere un dito.
E il fatto che venga ribadito più volte che i Logan accettano di girare il documentario solo per soldi e non per reali esigenze di progresso scientifico, pare proprio una stilettata al cuore del concetto di sanità pubblica statunitense.
Quasi alla Michael Moore.
PERCHE' SI : ottimo spunto di partenza, realizzazione curata, telecamera stabile per quasi tutto il film, ottima prova di Jill Larson
PERCHE' NO : quando irrompe in scena il soprannaturale vengono fuori anche tutti i clichè del / mockumentary/found footage, comprese sequenze buie in cui si fatica a capire quello che succede, urla beluine e telecamera affetta da delirium tremens.
( VOTO : 6,5 / 10 )