Ore 17. A Londra è l'ora del thè. Oggi, per me, alle 17 era l'ora del te. Senza accento né acca. TE, you.
Mettiamoci anche un po’ di serendipity, servita nel piattino al posto dei biscotti; proprio mentre stai cercando qualcosa, ecco che salta fuori tutt'altro. E mi è arrivata sott'occhio quella parola: attesa. Proprio oggi che è stata tanto nominata, scritta, vista.
Pensandoci è una parola così strana, abituati come siamo ad avere tutto e subito. Invece, proprio come un thè caldo assaporato piano, ti rimane nella bocca, con quel retrogusto amarognolo.
Ma è così bello pensare e sapere che nella mia mente c'è: una persona, una cosa, un avvenimento... assaporare il momento in cui la/lo/li vedrò, li guarderò e li coglierò con tutti i sensi. Aspettare il momento migliore per fare ciò, senza avere fretta di rompere gli schemi, i momenti.
Aspettare e sapere che non è stata una perdita di tempo, ma il preludio a qualcosa di speciale che altrimenti, chissà, mai sarebbe uscito.
Perché tracannare il thè, ustionarsi la bocca, il palato, quando se ne possono cogliere le sfumature con calma, senza fretta... prima di sentirlo scendere giù....così mi piace fare con le persone che ho voglia di vedere ma forse non posso, quando vorrei. Mi metto comoda davanti la finestra, prendo il mio tempo e assaporo. E' bello non far scivolare via i pensieri in velocità, ma godersi il retrogusto, che non per forza è sempre amarognolo.