Magazine Cinema
The Theatre Bizarre (di D. Buck, B. Giovinazzo, D. Gregory, K. Hussain,T. Savini, R. Stanley, 2011)
Creato il 21 maggio 2013 da Frank_romantico @Combinazione_CUn nuovo inizio settimana per Combinazione Casuale, che come nuovo ogni inizio porta con se dei cambiamenti. Lo avevo preannunciato, non che si tratti di chissà che cosa, ma le novità (anche quelle piccole) vanno sempre spiegate. Ed ecco di che cosa si tratta: per la prima volta questo blog ospiterà una recensione che non è mia. Sono lieto infatti di ospitare su "queste pagine" una nuova autrice: Silly. E' la sua prima esperienza su un blog ma non dietro la tastiera, ha lavorato con me ad un progetto tutt'ora work-in-progress e questa è la sua opinione sul film horror a episodi The Theatre Bizarre, del 2011. Quindi bando alle ciance e diamo inizio alla lettura:
THE THEATRE BIZARRE
Ecco un film che adocchiai circa un anno e mezzo fa e al tempo mi stuzzicò parecchio, poiché prometteva un gran bello spettacolo grandguignolesco. Poi, quando lessi il nome di Udo Kier, un sorriso ebete mi si stampò in faccia. Le vicissitudini della vita mi hanno fatto perdere di vista il suddetto, fino a oggi. Lo avevo proprio rimosso, non so bene perché. Una fortuita immagine su facebook mi ha acceso un lume nel cervello e perciò eccoci qua.
Enola Penny (Virginia Newcomb) è una giovane evidentemente disagiata, con qualche comportamento ossessivo compulsivo. Una notte, attratta inspiegabilmente da un teatro abbandonato di fronte casa sua, decide di entrarci. Si accomoda e dal lugubre palcoscenico appare Peg Poett, un Udo Kier versione marionetta. E’ lui a tenere le fila delle sei storie che proporrà a Penny e lei non potrà fare a meno di guardarle. Curiosa, man mano che assiste, il suo volto muta. E forse anche quello di Udo.
Questo è lo sfondo contenitore dei sei episodi, debbo dire interessante e suggestivo al punto giusto. Ogni volta che un episodio termina e si ritorna in teatro, qualcosa è cambiato, e quando Udomarionetta parla non possiamo far altro che ascoltare. Perché è Udo Kier. Pochi cazzi.
Ora però è necessario valutare ogni singolo episodio, portate pazienza:
Episodio 1: The Mother of Toads è diretto da Richard Stanley, quello che molti di voi ricorderanno per Demoniaca. Io non lo ricordo affatto, per fortuna direi, cercherò di dimenticare anche questo obbrobrio. Una coppia male assortita si reca in Francia e si imbatte in una vecchia decisamente poco affidabile, che è niente popò di meno che Catriona MacCal. Lei prometterà al giovanotto l’originale Necronomicon, a patto che se lo vada a pigliare a casa sua, sperduta nei boschi francesi. A parte la beltà dei paesaggi e la simpatia innata che provo per i rospi, c’è poco da ricordare. L’atmosfera lugubre lovecraftiana non è all’altezza, la storia è ridicola e la fotografia è fastidiosa.
Episodio 2: Il morale si risolleva con I Love You, diretto da Buddy Giovinazzo, che col disagio psichico ci sa maneggiare piuttosto bene (ricordate Combat Shock?). Il protagonista è un uomo alcolizzato che vive l’amore per la moglie al limite dello stalkeraggio. Lei lo molla dando vita ad una delle conversazioni più crudeli che si possano immaginare. Si scatenerà l’inferno. Un inferno racchiuso in quattro mura, dove non c’è spazio nemmeno per respirare. Davvero soffocante e disturbante, grazie a un incipit che ci catapulta immediatamente nella situazione. Il rosso che si scontra col bianco fa sempre il suo porco effetto.
Episodio 3: Forse non è il migliore, ma io mi sono divertita un sacco e una buona dose di malessere mi ha accompagnata fino alla fine. Si intitola Wet Dreams, diretto dal grandissimo Tom Savini, che ha anche una parte nell’episodio e solo per questo vale la pena di goderselo. Le problematiche di una coppia danno vita ad una sorta di Inception fatto solo di incubi raccapriccianti. Non c’è molto da capire, c’è da divertirsi. E finisce come deve finire. Bravo Savini, ai lov iu.
Episodio 4: Qui si resta spiazzati di brutto. The Accident, diretto da Douglas Buck (che io rimembro per quella schifezza immonda di Sisters), racconta di un’amorevole e angelica madre che spiega alla figlioletta il senso della morte. Alla bambina le si vuol bene senza riserve, poiché si vede che le piacciono i mostri. E fa tante domande alla madre dopo aver assistito ad un incidente mortale, mentre viaggiavano in auto. Questo è un capitolo che mi ha lasciato un po’ così, non ne ho capito il significato, non so bene cosa diavolo c’entri. E’ delicato e poetico e i cervi morti (sì, la causa dell’incidente) mi suscitano sempre una fitta di dolore come in The Straight Story.
Episodio 5: Arriviamo a Vision Stains, diretto da Karim Hussein, regista a me sconosciuto. Una ragazza scippa le vite di donne disgraziate iniettandosele nel bulbo oculare. Lei che non ha mai sognato, ora ha uno scopo. Trascrive i ricordi altrui creando una specie di diario umano, dando voce a vite oramai finite ancor prima che le finisse lei. Ma oltrepasserà il limite e sarà costretta ad una drastica decisione. L’inquietudine avvolge lo spettatore, ambientazione malsana e disturbante.
Episodio 6: Concludiamo con la sagra del grottesco. Sweets è di David Gregory e racconta di un’altra storia che finisce. Lei, fascinosa ragazza, prima circuisce un insignificante maschio e poi si scoccia di lui. Lui la supplica. Lei, di risposta, acconsente ad un ultimo incontro che finirà in una goliardica orgia alla Society. Esageratamente kitsch e volutamente disgustoso a tratti, è sicuramente interessante, ma l’ho trovato esasperante per essere così breve. E’ come quando senti cantare Marco Mengoni e dici ok, ha una bellissima voce. Ma deve per forza fare tutti quei versi?
Ebbene, tirando le somme questo The Theatre Bizarre è un prodotto dignitoso, ma le chiacchiere che gli aleggiavano attorno (ho letto sciocchezze buffissime, di gente svenuta dinnanzi a certe immagini – ma quali?) erano giusto un attimo esagerate. Non è niente di sconvolgente e francamente mi aspettavo molto di più. Tuttavia c’è Udo Kier. E la sua chiusa finale vale la sopportazione di qualche episodio insulso o non del tutto riuscito.
Silly
Possono interessarti anche questi articoli :
-
A me la tua mente: il progetto mk ultra (prima parte)
Un piccolo documentario, anzi meglio una denuncia sulla manipolazione mentale made in Italy. Preparai questi video tempo addietro e poi li lasciai decantare... Leggere il seguito
Da Marta Saponaro
CULTURA, DIARIO PERSONALE, PARI OPPORTUNITÀ, PER LEI -
I sassaresi NASODOBLE tornano col nuovo singolo “Cazz boh”
«Una canzone condita di riso sardonico che mette a fuoco il disastro politico, sociale, mafioso, militare e industriale della Sardegna degli anni zero» così lo... Leggere il seguito
Da Fraltoparlante
CULTURA, MUSICA -
Luglio 2015: anteprima Freddo come la pietra di Jennifer L. Armentrout
Sta per arrivare il secondo capitolo della Dark Element Series a firma Jennifer L. Armentrout per Harlequin Mondadori. Freddo come la pietra è il seguito di... Leggere il seguito
Da Erika
CULTURA, LIBRI -
The Green Inferno – Nuovo trailer e conferma della release italiana per il 24...
Nessuna buona azione resterà impunita. Così recita il nuovo trailer italiano di The Green Inferno, film diretto da Eli Roth, che non altro che è un omaggio al... Leggere il seguito
Da Taxi Drivers
CINEMA, CULTURA -
WHISPERZ – Intervista
Proseguiamo con la serie delle interviste alle band che sono state incluse nella compilation UMA 2015: oggi è il turno dei romani Whisperz. iye Intanto... Leggere il seguito
Da Iyezine
MUSICA -
HaatE – Breed: The Forlorn Majesty
Terzo appuntamento con HaatE, one man band italiana dedita ad un black/dark ambient e della quale abbiamo già parlato in occasione dell'album d'esordio "... As... Leggere il seguito
Da Iyezine
MUSICA