Il film The Town si svolge in un quartiere di Boston famigerato e omertoso, una sorta di barriera d’oltremare abitata perlopiù da irlandesi ladri e assassini. Gli irlandesi in America sono come i cinesi in Italia, ma più incazzati e abituati a fare “branco”: sono capaci di costruire un muro di silenzio invisibile e impenetrabile (in duralluminio al wolframio, direbbe Topo Gigio). A Carloburgo un ragazzo, che chiameremo Pino, gioca a baseball ed è un idolo locale ma suo padre è un ladrone alcolizzato e sua madre è scomparsa quando era bambino e per lui la vita è più complicata di quella, che ne so, dei ragazzi che abitano alla Crocetta.
Così diventa un rapinatore di banche insieme ai suoi amici dell’oratorio, quelli che tra uno scappellotto del parroco e una partita a pallone imparano ad aprire le casseforti. Altro che Mago Sales. Però è molto più buono e intelligente di loro; non che i suoi amici siano cattivi di costituzione, ma si sa che il quartiere è una palestra di vita e sono le frequentazioni a rovinare un ragazzo e se non fosse vissuto in quella via e quando si nasce povero si deve lottare e via cantando; insomma, il suo migliore amico, che chiameremo Rocco, ha il grilletto facile, mentre lui non vorrebbe fare del male a una mosca. Pino è il più bello e intelligente della banda e con i suoi amici è agli ordini del fiorista del borgo, che dietro le ortensie e le gerbere nasconde un arsenale ed è il boss senza cuore ma con le entrature giuste, quelle che spifferano dove colpire e quando. Ad ogni rapina, in quanto “esecutore” e non “mente”, molla gran parte del bottino al boss e le briciole se le divide con i compagnucci suoi. Al primo colpo del film si innamora della direttrice di banca, che è una brunona carina, e comincia a corteggiarla; oltretutto, vive a un tiro di pistola da casa sua. Comodo.
Ma la situazione si complica e il ragazzo comincia a prender coscienza che lui è diverso e che non è un vero delinquente, che sono le frequentazioni a rovinare un ragazzo e purtroppo è il quartiere ad aver scelto per lui e che se fosse vissuto alla Crocetta e che bisogna dare una svolta alla propria vita e la brunona è proprio una bella figliola di cui innamorarsi e via cantando. Insomma, al termine del tripudio di sangue catartico, come da cliché, della scena madre è il buono a salvarsi e i cattivi soccombono. Come sempre succede, d’altronde: è il bene che vince, il male soccombe sempre. E i buoni sono pure belli, mentre i brutti… non voglio rovinarvi il film! Morale della storia: “Uno su mille ce la fa, ma com’è dura la salita”. Non perdetevelo!