“The visitor”: installazione di immagine e musica dell’islandese Ragnar Kjartansson, in mostra sino al 17 novembre, Milano

Creato il 12 ottobre 2013 da Alessiamocci

Ragnar Kjartansson è ora all’Hangar Bicocca con “The Visitor“, un’istallazione composta da nove schermi con, su otto dei quali, dei musicisti suonano in contemporanea la stessa canzone.

37 anni, islandese, Kjartansson ha partecipato alla Biennale di Venezia del 2009 come il più giovane rappresentante del suo paese. I video portati a Milano uniscono musica e visione. I video in scala 1:1 ritraggono lui e i suoi amici musicisti. Entrando nella sala Shed dell’Hangar, 15mila metri quadrati, buia, si sfila di fronte ai musicisti e, avvicinandosi a ciascuno di essi, si ode il sonoro che il suo video emette, che si sposa perfettamente con il tutto attorno.

Dapprima i gli schermi si accendono uno ad uno, i musicisti prendono posizione, aspettano, iniziano a suonare. Poi uno dopo l’altro lasciano la stanza ed escono in cortile (la nona camera) dove si trovano con gli altri e se ne vanno. Poi, le videocamere vengono spente una dopo l’altra. Il tutto dura 64 minuti.

Ragnar stesso è nell’istallazione: è nudo, in una vasca da bagno, suona una piccola chitarra e canta. Come i colleghi, indossa le cuffie acustiche per sentire cosa stanno suonando gli altri, nelle restanti parti della casa, arredata con opulenza. Tra i musicisti, alcuni dei protagonisti della scena musicale islandese: Kjartan Sveisson, ex tastierista dei Sigur Ros, o le uniche due donne, le sorelle gemelle fondatrici dei Mùm, Gyða e Kristín Anna Valtysdottir.

La ripresa di ciascuna esecuzione è curata nei dettagli e offre un piano sequenza  con al centro il musicista e il suo strumento, sullo sfondo invece i vari interni (la biblioteca, lo studio, la cucina, la sala da bagno, una camera da letto, la veranda ) di un grande appartamento lussuoso, ma dall’aria vissuta, ricco di quadri, arazzi, tappeti e vasi. Si tratta di un appartamento newyorchese nell’Upstate sul fiume Hudson, dimora ottocentesca di Rokeby Farm, che è appartenuto a famiglie potenti tra cui gli Astor.

E che sia americano è evidente sin da subito: lo stile giovane e vecchio delle case di lusso statunitensi. Si tratta di quadri in movimento, tableau vivant, da ciascuno arriva un suono, che si fonde con gli altri e compone un concerto.

Si guarda un video ma l’effetto sonoro è da concerto dal vivo; spostandosi per la stanza, infatti, si sentono vari suoni, avvicinandosi ai singoli video si sentono particolari, inezie, che da altri punti della stanza non sono udibili. Si sentono gli strumenti fermarsi e ripartire, in una sorta di balletto tra loro.

Ogni video è una stanza e ogni stanza corrisponde a un musicista e a uno strumento“, ha spiegato l’artista.

Il video è inspiegabilmente malinconico, la canzone cantata ha una melodia triste, ma in realtà i musicisti sembrano concentrati, un po’ nervosi, e divertiti. La canzone è Feminine Ways, ispirata alla poesia composta dell’ex moglie dell’artista, Asdís Sif Gunnarsdóttir.

Ispirata nel titolo e nel tema all’omonimo ed ultimo album del celebre gruppo svedese ABBA, The Visitors offre una riflessione intorno al tema della forza e della persistenza dei legami affettivi, della malinconia e del romanticismo tipici della cultura nordica da cui Kjartansson proviene. L’istallazione sarà a Milano sino al 17 novembre con la curatela di Andrea Lissoni e Heike Munder.

Written by Silvia Tozzi


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