Il linguaggio in uso sia nella trasmissione “The Voice of Italy” che sul Web, da parte dei “bloggers” come di commentatori che intervengono sull’argomento, sembra mutuato direttamente alla “boxe”, non si fa che parlare di “ring”, che in effetti è parte integrante dell’allestimento scenico, di mettere “al tappeto” lo sfidante e di assestare il definitivo “knockout” all’avversario per poter accedere alla fase finale del “talent”, i “live”, da cui uscirà il tanto sospirato campione, meritevole del titolo (non dei pesi Welter), di “Voce” più bella italiana.
A dire il vero, la gara, quest’anno, rispetto all’edizione scorsa, è apparsa agli appassionati del “format” molto più movimentata e varia, guadagnandoci in punti di “share”, forse in virtù di qualche novità, come il cosiddetto “steal”, che banalmente corrisponderebbe a un “ripescaggio” (anche se il verbo inglese “to steal” significa, letteralmente “rubare”) e consiste nell’opportunità, per uno dei “coach” delle squadre rivali, di accaparrarsi un cantante sconfitto nelle “Battles”, inserendolo fra i propri concorrenti, una trovata di sicuro effetto, che differisce dal primo “The Voice”, dove i candidati perdenti, sebbene dotati di strumenti vocali non comuni, al termine dei “Ring” venivano scartati senza possibilità di appello e che magari in un “team” diverso da quello da loro scelto inizialmente alle “Blind Auditions”, forse affrettatamente, lasciandosi guidare, più che altro, dalla simpatia e dalle capacità persuasive e lusingatrici di un “tutor”, si sarebbero trovati in un “gruppo di lavoro” in grado di valorizzarne appieno le caratteristiche e di farli esprimere nel genere di musica più congeniale, ecco il perché, in passato, di tante eliminazioni apparentemente inspiegabili, spesso criticate dal pubblico, lo “steal”, in parte, è stato in grado di “riequilibrare” la partita.
Si è rinnovato anche molto il linguaggio degli insegnanti, infatti se nell’edizione 2013 ci si addentrava spesso in dettagli e valutazioni di ordine tecnico, in quella attuale è stata completamente scardinata e rivoluzionata la terminologia, che non ha più niente di “accademico” o per addetti ai lavori, infatti soprattutto nei “Knockout”, si incitano gli allievi (in netta preponderanza donne) a essere “belve sanguinarie”, tigri e fiere, J-Ax è senz’altro quello che, nei suoi giudizi, va a pescare le metafore e gli accostamenti più impensabili e in certi casi con risvolti “hard”, tanto per gradire (rivolto a delle concorrenti), fra le sue “perle”: “Avete cantato come due rapinatrici che hanno appena svuotato una banca e se la battono con la borsa piena di bigliettoni, titoli e valori …” e ancora “Stavolta hai cantato come una ragazzaccia scappata di casa, dopo conflitti con il padre, che tiene in valigia una bottiglia di vodka e un pacchetto di pre***vativi”, neanche Pelù ha mai osato tanto, lui, al limite, è uso tirare in ballo riferimenti “porcelleschi” del tipo “Ci divertiremo come dei maiali” e simili o se la prende con la forma del pulsante rosso sulla sua “consolle”, dagli espliciti (solo a suo avviso) richiami erotici.
Come criterio selettivo, a che voci si è voluto accordare il privilegio, quest’anno?Fondamentalmente all’originalità nella “timbrica”, che ha indotto i giudici a “promuovere” delle “guerrigliere” ricalcate in maniera plateale e troppo carica su Sarah Jane Morris, Grace Jones e Janis Joplin e non esattamente, per la cavità uditiva, percepibili come il carezzevole suono delle sirene (di Ulisse), sul versante “maschile” (aveva ragione, ai tempi, Timothy Cavicchini di rilevare “Il mondo musicale ha fame di uomo”), invece, si è dato spesso spicco ad ottave di difficile raggiungibilità e a voci molto acute, con frequente ricorso al “falsetto”, un ritorno ai “Cugini di campagna”?Andando avanti in questa direzione, nella frenetica e continua ricerca del “particolare” e dell’inconsueto, forse nemmeno “Farinelli, voce regina” (ndr un celebre “sopranista” del 1700) basterebbe più, tutto dipende a che altezza si vuole posizionare l’ “asticella” da superare … Ma siamo sicuri che queste scelte rispecchino quelle del pubblico, a casa, che è poi quello che, acquistando musica, “muove” il mercato discografico?Qualche rumorosa e prolungata contestazione, ai “Knockout” del 24 aprile, da parte della platea, a dire il vero, si è sentita, quando Raffaella Carrà ha deciso di “fermare” la 17enne Benedetta Caretta, voce “classica” e prova di buon livello su “Ti vorrei sollevare” di Elisa e altrettanto dicasi per Claudia Coticelli, anche lei ritenuta troppo “tradizionale”, silurata da Noemi con il pretesto dell’imperfetta pronuncia inglese in “Halo” di Beyoncé, forse si tratta di segnali che sarebbe meglio non ignorare del tutto.
Mercoledì 30 aprile, seconda e ultima tornata di “Knockout” e a questo punto, ulteriore impietosa “sforbiciata”, o la va o la spacca, senza paracadute di salvataggio, o l’approdo ai “live” o si fanno direttamente i bagagli.
Fede