The Walking Dead – stagione 4 (ep. 7) [recensione]

Creato il 26 novembre 2013 da Elgraeco @HellGraeco

Non ho parole per dire quanto mal sopporti il Governatore, la campagna di recupero del personaggio e tutti i dettagli che saltellano come folletti ubriachi attorno a questa storia. Davvero, a parte un colossale UFFA a caratteri monumentali e lampeggianti, sono sfiancato e annoiato, ma cercherò di spiegarvene il perché.

Ritratto di Primadonna isterica con benda corsara.

Anche se non avete visto l’episodio, avrete capito dall’introduzione che si è trattato del secondo monografico sul Governatore. Lo avevamo lasciato nella fossa a salvare la bambina facendo strage di zombie per poi scoprire che l’arena gladiatoria apparteneva a Martinez, il suo ex compagno di avventure. L’altro, quello nero di cui non ricordo il nome, non ce l’ha fatta, come ci racconta poi Martinez. Seguendo l’insopprimibile istinto di un personaggio di colore in una serie horror o catastrofica, è morto come una merda e pure fuori inquadratura qualche tempo fa.

Bellissimo il dialogo tra Martinez e il Governatore, al quale – dopo averlo abbandonato come una merda in una canadese nel mezzo del nulla – chiede: «Dove sei stato per tutto questo tempo?»
Il Gov però non si scompone, e invece di prenderlo a ceffoni chiedendo divorzio e alimenti per abbandono del tetto coniugale, replica: «Ho viaggiato da solo», o una cosa così che fa figo ma che sotto sotto – per via di quella componente soap-opera che non si può negare – al mio orecchio suggerisce piuttosto “sono andato per la mia strada senza di te, sono diventato forte e non puoi più ferirmi” oltre alle note di I will survive di Gloria Gaynor o di Strong enough di Cher (a piacere).

Let’s make cliché. ♥

In seguito succede una serie di cose che mi lasciano stercofatto, le enumero in modo sparso perché non ricordo quello cronologico.

L’aspirante poliziotta trova l’amore al campo con la prima ragazza lesbica che incontra perché… ehi sono gay, che altro serve? E io penso a quella storiella in Fiori d’Acciaio che faceva più o meno così:
«E quindi sei gay, anche io ho un amico gay».
«Ma davvero?»
«Già, si chiama Steve. Lo conosci?»
«Sicuro, Steve il Gay».

L’isterica scalata al potere del Governatore, che prima fa fuori Martinez proprio mentre questo gli sta proponendo di dividere il potere, ma mentre lo ammazza ripete “non voglio farlo, non voglio farlo” – poi ditemi che non ci ho azzeccato con la crisi di coppia modello telenovela – tra l’altro io preferivo Martinez, ma devo smetterla di affezionarmi o prendere in simpatia qualcuno, che questi scemeggiatori sono peggio di George Martin; non solo uccidono i personaggi validi ma lo fanno in modo stupido e gratuito. Stavolta la scusa pusillanime è far vedere che il Gov è di nuovo un duro maddafakka e imprevedibile. Certo, perché è scritto accazzo.

Le cose stanno andando troppo bene, facciamo qualcosa di assolutamente gratuito e violento.

Pinco panco & Panco pinco.

Obliterato Martinez, tocca ai fratelli Pete & Mitch. Il primo è un santarellino esagerato, infatti si becca una pugnalata alle spalle dal Gov che lo finisce strangolandolo, il secondo è simpatico come un furetto nei boxer ma è un duro che dopo aver pianto un po’ per la morte del fratello accetta di seguire il Governatore non si sa bene perché, visto che potrebbe facilmente sputtanarlo e prendere il comando. Ovviamente siamo invitati a cercare una spiegazione psicologica a caso pur di non giungere all’unica conclusione logica: vuolsi così colà ove si scemeggia e più non mi scassar la minchia. Dietro le quinte sono tutti dalla parte del Gov, quindi noi possiamo mandare giù merda a tartine e finché non ci faremo il gusto o allontanare l’amaro calice con un sentito “sa di tappo”.

Nel finale, cammin cammina, il Gov incontra e si scontra con Michonne e Hershel così (ma non si fa vedere, che quella è roba da meritare un futuro colpo di scemo scena). Roba che manco Licia, Andrea e Giuliano sarebbero riusciti a inciampare sempre tra loro, specie avendo a disposizione l’intera Georgia, ma loro invece sì Il mondo è piccolo, e quello di TWD è uno sputo. Sì, nell’occhio dello spettatore.


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