Sette puntate fa nella mia testa si svolgeva una sorta di party celebrativo per il ritorno di questa serie ai suoi antichi fasti. Ricordate il primo episodio? Rick e soci erano stati imprigionati a Terminus da una banda non meglio identificata di soggetti dal “palato fino” che con una fredda e molto sanguinolenta esecuzione in stile Isis, uccidevano uno ad uno i prigionieri come dei vitelli rassegnati al proprio imminente destino? Un misto di angoscia e compiacimento che puntata dopo puntata è calato fino ad annullarsi definitivamente nell’ultimo episodio, come sabbie mobili dal quale The walking dead non riesce ad uscire, intrappolata in un “pantano narrativo” che non porta praticamente a nulla se non alla noia.
Per cercare nuovi spunti narrativi i produttori in otto puntate hanno tentato praticamente di tutto, rimpolpando le fila dei protagonisti con un team di cannibali fatto di circa dieci persone (di cui solo poche sopravvissute all’attacco di Terminus da parte di Carol), un prete sudaticcio in preda a stati di nevrosi costanti e un intero gruppo di individui che assediano un ospedale ad Atlanta con una specifica gerarchia di comando. Quanto queste persone hanno co-partecipato allo sviluppo di una storia che non si sia autoconclusa durante questa middle-season? Praticamente zero. I cannibali guidati da Gareth trovano la morte nella terza puntata ad opera di un’imboscata architettata da Rick, che finge di allontanarsi con alcuni compagni dal proprio rifugio nella consapevolezza di essere stato seguito dai “buongustai”, i quali avrebbero approfittato del primo momento utile per assalire il resto dei protagonisti e fare “provviste”. La vendetta sarà più una strage che una semplice esecuzione. Del gruppo dei buoni rimane ucciso Bob, personaggio che nessuno si è mai cagato e la cui relazione sentimentale con Sasha rasenta, per assenza di contenuti, il nulla più assoluto: sarà impossibile provare empatia col personaggio, perchè mal delineato e assolutamente inutile.
Dalla seconda puntata entra in gioco un personaggio davvero senza senso, il prete Gabriel. E’ ancora presente all’interno del gruppo, ma si distingue in otto episodi per la sua capacità di sudare e non dire praticamente un cacchio del proprio passato se non sotto lunghe sessioni di dialogo forzato e sempre dopo un evento assolutamente normale che lui vive come estremamente shoccante. Personaggio perfetto per sprecare inquadrature e minuti preziosi, sopratutto se lo si rende autore di azioni completamente insensate. Una su tutte? Scava sotto il pavimento un buco e striscia via dal rifugio (nel quale non era comunque prigioniero) ferendosi a una gamba. Zoppicando raggiunge un cimitero ma viene attaccato da un orda di zombie che lo portano a fuggire sempre zoppicando nuovamente verso il rifugio da cui era fuggito, in una scena di ostentata disperazione che fa solo tantissimo trash.
Ma il vero domandone della stagione è stato: Where is Beth? Già, dove era finita Beth dopo aver subito un non precisato rapimento da parte di non precisate persone? Semplice: in un ospedale di Atlanta (ovvio no?). Un luogo dove ti curano ma poi ti costringono a restare perchè in debito con loro (???), dove la catena di comando è gestita da una donna poliziotto senza un minimo di leadership (???), dove ogni tre per due qualcuno tenta la fuga ma viene ripescato o mangiato vivo. Ghiotta occasione per imbastire un bel po di puntate su personaggi che fanno dello sproloquio la loro ragione di vita. Un bla bla bla continuo che prepara il colpaccio nella fase finale dell’ultima puntata. Rick e soci rapiscono due poliziotti per effettuare uno scambio con Beth e Carol (quest’ultima finita nelle mani dei medici dopo un intervento di salvataggio fallito) ma una colluttazione finale fa partire un colpo di pistola che uccide Beth. Tutti piangono e Maggie si lancia in un pianto disperato dopo essersi ricordata di avere una sorella. Sapete infatti da quando lei e Beth non si vedevano? Dall’assedio della prigione da parte del Governatore, ovvero l’ottava puntata della stagione precedente andata in onda un anno esatto fa. La morte di Beth per un certo senso era molto telefonta, il personaggio aveva smesso di dare qualcosa e la sua crescita era conclusa già da un pezzo (ma da moolto). Vero è che Beth è sempre stato un personaggio inutile e pesante, mai al centro di una vera storia che la riguardi, se non per quel mancato flirt con Daryl in cui in molti speravano. La sua morte è stata per molti shoccante, ma mai quanto la vera presa per il culo che la serie è stata in grado di imbastire: Eugene è un impostore.
In pratica i narratori della serie ci hanno mangiato letteralmente la vita costruendo su una menzogna interi episodi che trovano un climax nella quinta puntata Sabotaggio, per poi dirci “scusate vi abbiamo preso per il culo perchè non sapevamo che altro fare”. Eugene, per chi non lo sa, è il falso scienziato con tratto autistici che tutti credevano in possesso delle formule necessarie a produrre una cura e riportare il mondo alla normalità. Oltre a noi spettatori ci avevano creduto anche gli stessi Glen, Maggie, Rosita, Tara e soprattutto Abraham, ex militare che si è fatto carico della missione di portare Eugene a Washington per salvare il mondo. Francamente ho provato disagio per gli sceneggiatori e forse è stato il più grosso passo falso di The Walking Dead dalla sua origine. E’ tollerabile la pochezza della storia, il girare per i boschi, l’infilare personaggi nuovi a pioggia e l’uccidere a random protagonisti per fare show, ma diversamente mal digerisco le prese per il culo. Lost è finito da un pezzo stronzi!