Anno: 2012
Distribuzione: Lucky Red
Durata: 87’
Genere: Commedia
Nazionalità: USA
Regia: Leslye Headland
Kirsten Dunst è micidiale. Sarà questa l’unica convinzione con cui uscirete dalla sala dopo aver visto The Wedding Party (se proprio è fra i vostri punti all’ordine del giorno). Molti potrebbero affermare il contrario, ma in questo caso va detto che ci voleva proprio The Wedding Party per dimostrarlo, una commediola senza arte né parte, per decretare le immense doti dell’attrice americana naturalizzata tedesca. Non un film brutto, attenzione, ma una pellicola senza infamia e (sicuramente) senza lode. Non è certamente facile spiccare e lasciare il segno in Melancholia o in The Virgin Suicides, ma è ovvio che chi ti dirige ti dia una grossa mano, o no? Ad esempio, guardate cosa è riuscito a fare Cronenberg con il cartonato di Robert Pattinson in Cosmopolis… È sicuramente facile elevarsi fra la mediocrità di un cast orribile in un film altrettanto orribile, quando sei Kirsten Dunst; prendete uno Spider Man qualunque. O no? Ecco, The Wedding Party non è Melancholia, ma non è neanche un film orribile, onestamente; sono questi i veri banchi di prova per i talenti naturali. Dopo la visione del film ti resta impressa qualsiasi smorfia, espressione, gesto, movimento, gli occhi, il sorriso, il volto imbronciato e gelido di Kirsten. Le immagini del film scorrono, non lasciano il segno, ma ti strappano qualche sorriso anche grazie all’interpretazione sua e di un nutrito cast di attori non troppo conosciuti che ti rendono la medicina meno amara. Niente di eccezionale, certo, ma va riconosciuto che si tratta di gente che ce la mette tutta per non annoiarti. Buona la prova di Lizzy Caplan, carina ma a volte un po’ troppo enfatica e forzata nel rendere i tratti “da maschiaccio” del suo personaggio. The Wedding Party è piacevole tutto sommato, pur avendo i soliti difetti Made in USA che ormai – bisogna rassegnarsi – sono duri a morire. I dialoghi hanno qualche pecca (alcune davvero preoccupanti) e arriva un momento di stanca a metà film, ma resta comunque una pellicola decente. Forse un po’ troppo incline allo stile da videoclip (soprattutto nella prima parte) e alla commedia adolescenziale stelle e strisce (anche se qui il più giovane non ha meno di trent’anni), ma tutto sommato regge. Qui il vero problema è un altro: è scrivere una recensione su un film così. Parli di quanto è perfetta Kirsten Dunst e poi non resta più nulla. L’insostenibile leggerezza dell’essere anonimi.
Riccardo Cammalleri