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The wolf of the stars IL MIO 2014 CINEMATOGRAFICO (addio al linguaggio)

Creato il 02 gennaio 2015 da Samuelesestieri

The wolf of the stars  IL MIO 2014 CINEMATOGRAFICO  (addio al linguaggio)
Come ogni anno quella che segue non è una classifica ma una sorta di raccolta, di atlante, di catalogo in movimento sempre pronto a modificarsi, ben cosciente che ogni giudizio può essere capovolto, che ogni visione può ribaltarsi quando meno te l’aspetti. Di seguito sono riportati tutti i film visti in sala nel 2014, le visioni dei festival di Venezia e di Roma e vari recuperi al di fuori della sala. Si potrebbe partire da ciò che manca: dai due Lav Diaz a Sion Sono, da “L’immagine mancante” a “Welcome to New York” di Ferrara, tanto per citarne qualcuno. Saranno tutti film che inserirò all'interno di questa raccolta in un secondo momento. Per adesso mi limito ad augurarvi buon anno e buona lettura.
L'oltre - Cronache dal Paradiso
(dove non può esistere paragone alcuno, perché nel regno dell’oltre non ci sono numeri o stellette che tengano. L’ordine, di conseguenza, è puramente casuale).
ADIEU AU LANGAGE Jean-Luc Godard
LA STORIA DELLA PRINCIPESSA SPLENDENTE Isao Takahata
MAPS TO THE STARS David Cronenberg
NOBI – FIRES ON THE PLAIN Shinya Tsukamoto
OS MAIAS - (ALGUNS) EPISODIOS DA VIDA ROMANTICA Joao Botelho
JA VISTO JAMAIS VISTO Andrea Tonacci
NATIONAL GALLERY Frederich Wiseman
THE OLD MAN OF BALEM Manoel De Oliveira
JAUJA Lisandro Alonso
THE WOLF OF WALL STREET Martin Scorsese
PASOLINI Abel Ferrara
SILS MARIA Olivier Assayas
GONE GIRL David Fincher
THE HOMESMAN Tommy Lee Jones
The wolf of the stars  IL MIO 2014 CINEMATOGRAFICO  (addio al linguaggio)
Gemme preziose
(Qui e nelle prossime due "sezioni" c’è un ordine, più istintivo che ragionato, dall’alto in basso).
TSILI Amos Gitai
BELLUSCONE – UNA STORIA SICILIANA Franco Maresco
THE POSTMAN'S WHITE NIGHTS Andrej Konchalovskij
MOMMY Xavier Dolan
AS THE GODS WILL Miike Takashi
THE IMMIGRANT James Gray
IL GIOVANE FAVOLOSO Mario Martone
A PIGEON SAT ON A BRANCH REFLECTING ON EXISTENCE Roy Andersson
THE LOOK OF SILENCE Joshua Oppenheimer
ONIRICA Lech Majewski
TORNERANNO I PRATI Ermanno Olmi
ANGELS OF REVOLUTION Aleksej Fedorchenko
IL SALE DELLA TERRA Wim Wenders e Juliano Salgado
THE PRESIDENT Mohsen Makhmalbaf
IN THE BASEMENT Ulrich Seidl
SHE'S FUNNY THAT WAY Peter Bogdanovich
HILL OF FREEDOM Hong Sang-soo
99 HOMES Ramin Bahrani
RITORNO A L’HAVANA Laurent Cantet
GRAND BUDAPEST HOTEL Wes Anderson
THE DIRK SIDE OF THE SUN Carlo Hintermann
APES REVOLUTION – IL PIANETA DELLE SCIMMIE Matt Reeves
EDGE OF TOMORROW Doug Liman
BURYING THE EX Joe Dante
LAST SUMMER Leonardo Guerra Seràgnoli
LE MERAVIGLIE Alice Rohrwacher
A GIRL WALKS HOME ALONE AT NIGHT Ana Lily Amirpour
LE DERNIER COUP DE MARTEAU Alix Delaporte
THE NARROW FRAME AT MIDNIGHT Tala Hadid
NIGHTCRAWLER – LO SCIACALLO Dan Gilroy
BIG HERO 6 Don Hall, Chris Williams
PHOENIX Christian Petzold
FLAPPING IN THE MIDDLE OF NOWHERE Hoang Diep Nguyen
REALITY Quentin Dupieux
REVIVRE Im Kwon-taek
IL PROCURATORE Ridley Scott
DEAREST Peter Chan
CHEN JIALING Tian Ye e Gu Yugao
THE BABADOOK Jennifer Kent
LO STRAORDINARIO VIAGGIO DI T.S. SPIVET 3D Jean-Pierre Jeunet
NEBRASKA Alexander Payne
The wolf of the stars  IL MIO 2014 CINEMATOGRAFICO  (addio al linguaggio)
Sospesi nel limbo
BIRDMAN Alejandro González Iñárritu
METAMORPHOSES Christophe Honoré
BIAGIO Pasquale Scimeca
RED AMNESIA Wang Xiao-shuai
ANIME NERE Francesco Munzi
BLACK AND WHITE Mike Binder
GOOD KILL Andrew Niccol
THE AMAZING SPIDERMAN 2 – IL POTERE DI ELECTRO Marc Webb
CLASS ENEMY Rok Bicek
EDEN Mia Hansen-Love
DUE GIORNI, UNA NOTTE Jean-Pierre e Luc Dardenne
IDA Pawel Pawlikowski
JERSEY BOYS Clint Eastwood
GODZILLA Gareth Edwards
LULU Luis Ortega
IN ORDINE DI SPARIZIONE Hans Petter Moland
THE GOLDEN ERA Ann Hui
LA SPIA Anton Corbijn
WINTER SLEEP – IL REGNO D’INVERNO Nuri Ceylan
TRASH Stephen Daldry
TIME OUT OF MIND Oren Moverman
GUARDIANI DELLA GALASSIA James Gunn
JACKIE & RYAN Ami Canaan Mann
MAGIC IN THE MOONLIGHT Woody Allen
WE ARE YOUNG. WE ARE STRONG Burhan Qurbani
The wolf of the stars  IL MIO 2014 CINEMATOGRAFICO  (addio al linguaggio)
E poi giù all’inferno
BOYHOOD Richard Linklater
INSIDE LLEWYN DAVIS Joel e Ethan Coen
12 ANNI SCHIAVO Steve McQueen
KAHLIL GIBRAN'S THE PROPHET Rogers Allers
INTERSTELLAR Christopher Nolan
TUSK Kevin Smith
LUCIFER Gust Van den Berghe
THE CUT Fatih Akin
MONUMENTS MEN George Clooney
LOIN DES HOMMES David Oelhoffen
ONE ON ONE Kim-ki Duk
NYMPHOMANIAC – VOLUME 2 Lars Von Trier
NYMPHOMANIAC – VOLUME 1 Lars Von Trier
THE HUMBLING Barry Levinson
TRANSCENDENCE Wally Pfister
LUCY Luc Besson
TRE CUORI Benoit Jacquot
IL RAGAZZO INVISIBILE Gabriele Salvatores
MANGLEHORN David Gordon Greene
AMERICAN HUSTLE David Russell
NOAH Darren Aronofsky
LA RANçON DE LA GLOIRE Xavier Beauvois
LO SGUARDO DI SATANA – CARRIE Kimberly Peirce
INDEX ZERO Lorenzo Sportiello
LOOKING FOR KADIJA Francesco G. Raganato
CYMBELINE Michael Almereyda
SOAP OPERA Alessandro Genovesi
MIO PAPA’ Giulio Base
LA VITA OSCENA Renato De Maria
ARANCE E MARTELLO Diego Bianchi
Restauri
LA PRINCIPESSA MONONOKE Hayao Miyazaki
LA CITTA’ INCANTATA Hayao Miyazaki
OPERAZIONE PAURA! Mario Bava
The wolf of the stars  IL MIO 2014 CINEMATOGRAFICO  (addio al linguaggio)
Appendice: L’uomo, la donna, il cane (flusso incontrollato di immagini e pensieri)
Ah Dieux! Adieu. Deux.
Addio.
Addio al linguaggio, dice Godard, torniamo alla visione di un cane, torniamo a due bambini che corrono in un campo.
Torniamo al cinema, o almeno balliamo sulle sue ceneri.
L’impossibilità del film al di fuori del cinema, la furia iconoclasta godardiana sciolta liquidamente nella dissolvenza, quale guerra tra le immagini, incapacità percettiva, persistenza retinica. Bisogna svuotare il linguaggio, dichiarargli guerra, e poi, ancora una volta, ricominciare. Tutto in Addio al linguaggio è movimento, gesto impossibile e quindi beffardo, ironico, sempre irrequieto da far male. Una volta che hai visto l’ultimo Godard ogni altra visione dell’anno si spegne nella mente, perché è un film così maledettamente, dolorosamente definitivo, da plasmarsi nel suo esatto contrario: in un nuovo inizio, un nuovo modo di vedere e sentire il cinema, che si beffe della terza dimensione e diviene tessuto esperienziale macchiato dall'errore (quello del nostro stesso occhio).
The wolf of the stars  IL MIO 2014 CINEMATOGRAFICO  (addio al linguaggio)
Scorro tra le immagini di un intero anno, ripenso subito al film straordinario di Andrea Tonacci, Ja Visto Jamais Visto e si proietta dinanzi ai miei occhi l'ipotesi di una storia alternativa. Questa storia nasce dall'incontro/scontro delle immagini di una vita. Icone prodotte da Tonacci nel corso degli anni, che riassembleate creano una sorta di geografia magmatica del mondo. Il linguaggio, fuso/triturato/reinventato di Godard, qui diviene una sorta di controlinguaggio, di processo mnemonico che porta inesorabilmente al cortocircuito di immagini che sostuiscono la vita stessa. Immagini che raccontano il tempo e superano lo spazio: ecco allora National Gallery di Wiseman che ci dice che i quadri ci guardano, ci scoprono, in un dialogo che supera qualsiasi confine fisico.
Tutte le cose che ho amato di più in questo 2014 riflettono sul ruolo delle immagini nell'era virtuale: da quel caleidoscopio di doppi e simulacri che risponde al nome di Gone Girl all'eccesso, alla bulimia, al montaggio strafatto di The Wolf of Wall Street che ringiovanisce il cinema di Scorsese, regalandogli quel pathos e quella carica ardente che era stata museificata dai suoi ultimi film. Ma soprattutto si pensi a quell'opera pazzesca che è Maps to the stars. Cinema che specchia il cinema, con tutte le deformazioni anamorfiche che questo comporta. Memore dei canyons di Hollywood, il film di Cronenberg sembra una soap-opera pullulante di fantasmi che non fanno più paura. Cronenberg arriva naturalmente a Maps to the stars, che è l'implosione di tutto il suo cinema, il seguito ideale di A dangerous method, l'ultimo film possibile dopo gli imperi della mente di lynchiana memoria. E in quest'operazione dove non c'è nulla di più profondo della pelle (e dunque della superficie), là dove Schrader si fermava con lo sguardo in macchina, Cronenberg rinnesca abilmente il mito. Maps to the stars è grande quando ci dice che il nostro futuro sono i fantasmi, gli spettri, gli archetipi stessi su cui è fondata l'intera società. Per contrappunto penso subito a De Oliveira e a quel libro che affonda nel mare in The Old man of Balem, ricordandoci il vuoto assoluto cui è destinata tutta la nostra cultura. E di vuoto parla anche Os Maias - (Alguns) Episodios da vide romantica di Botelho, che inscena un mondo letterario irrequieto e instabile, inesorabilmente attratto dall'oscurità e dalla morte (il decesso del vecchio padre mostrato con un lampo di luce è uno dei momenti più folgoranti di tutto l'anno).
The wolf of the stars  IL MIO 2014 CINEMATOGRAFICO  (addio al linguaggio)
Se in Os Maias è tutto concentrico e fatale, in Jauja di Lisandro Alonso, Viggo Mortensten supera i confini del tempo e dello spazio ritrovandosi all'interno di una Zona di stalkeriana memoria. Il 4:3 del formato, gli splendidi tableaux vivants, l'erranza come condizione esistenziale, la perdita e la Frontiera, riescono a creare una delle opere più ipnagogiche degli ultimi anni, retroilluminata da tutto ciò che è Altrove. Un altro film che recupera le traiettorie iconografiche del western per poi trasformarsi in qualcosa di mai visto e irriconoscibile è The Homesman, opera catastrofica e potentissima firmata da Tommy Lee Jones. Nel fuoco che fa da climax al film si bruciano tutte le classificazioni, tutte le parole, tutti gli sterili incasellamenti di "genere" per tornare solamente all'uomo e al suo dolore. Di fuoco e sangue è fatto anche Nobi, cinema-guerriglia puramente esperienziale, dove Tsukamoto avanza tra fango e interiora.
Di questo 2014 rimane anche quel bistrattatissimo film-cervello che è Pasolini, opera fluida e straziante in grado di raccontare l'individuo ancora prima del personaggio tramite dissolvenze, atti d'amore sconfinati che sono divenuti parte integrante dello stesso gesto filmico di Ferrara.
E tra le notti bianche di un postino, buffi lavoratori dell'industria del divertimento, donne ebree rifugiate nel grembo della natura, serpenti di nuvole e poeti che urlano contro statue di sabbia, ripenso immediatamente a La storia della Principessa Splendente. Tra le parole di una canzone che è un'ode all'aria, al cielo e alla terra, mi riscopro ancora una volta a piangere. Il film di Takahata è un miracolo.
The wolf of the stars  IL MIO 2014 CINEMATOGRAFICO  (addio al linguaggio)

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