di Martin Scorsese (Usa, 2012)
con Leonardo Di Caprio, Jonah Hill, Margot Robbie, Rob Reiner, Jean Dujardin, Matthew Mc Counaughey
durata: 179 min.
★★★☆☆
Una giovane broker accetta di buon grado di radersi i capelli a zero davanti a tutti i colleghi d'ufficio, durante un festino 'pubblico' a base di sesso e droga. La ricompensa sarà un assegno a cinque zeri che le servirà per rifarsi le tette. E' la scena più estrema e crudelmente emblematica di The Wolf of Wall Street, in cui c'è tutta l'essenza della depravazione e della sottomissione al dio denaro che il bravo ragazzo Martin Scorsese, a 71 anni suonati, non si fa certo scrupolo di mostrare. Attenzione dunque a non prendere il film per quello che non è: The Wolf of Wall Street non è un film sulla finanza malata o sugli eccessi del capitalismo, così come Jordan Belfort non è la versione 'dopata' di Gordon Gekko...
Per vendere, si sa, bisogna essere in due. E Jordan Belfort fa soldi a palate affidandosi proprio all'ingordigia dei poveracci che vedono in lui la persona giusta per fare soldi facili. La strategia è semplice: creare desiderio nelle persone inducendole a comprare, senza mai fagli percepire il guadagno. Se un cliente ha guadagnato su un buon titolo, non devi farlo vendere e capitalizzare, ma convincerlo a investire in un altro titolo che potrebbe (il condizionale è tutto) farlo guadagnare ancora di più... così il cliente s'illude e giocare in borsa diventa una droga come tante, nient'affatto diversa dalla cocaina e dagli eccitanti che si vedono copiosi in tutto il film.
The Wolf of Wall Street è dunque un film sull'avidità umana, sull'ingordigia delle persone e su tutto quello che sono disposte a fare per arrivare in alto, con ogni mezzo, tanto da confondere il denaro con la felicità, la soddisfazione dei propri bisogni. "Non c'è nobiltà nell'essere poveri", sbraita Jordan Belfort arringando i propri dipendenti. Per certi assomiglia molto a Greed, il capolavoro 'maledetto' di Erich Von Stroheim, soprattutto per l'accostamento anche 'fisico' al denaro: il delirio di onnipotenza generato dalla ricchezza porta infatti i protagonisti sull'orlo dell'autodistruzione, spesso inconsapevole. Morire di sete o di droga non fa molta differenza...
Scorsese costruisce un film volutamente esagerato, eccessivo, grottesco, sempre e comunque sopra le righe. E Leonardo Di Caprio gli dà come al solito una grossa mano, interpretando alla perfezione un personaggio tanto sgradevole quanto affascinante, tanto spietato quanto clamorosamente 'naif'' e beota, ben spalleggiato da un cast di bravissimi comprimari (Jonah Hill e Matthew Mc Counaughey su tutti). Ci sono sprazzi di grande cinema e sequenze da antologia eppure, dobbiamo dirlo con franchezza, non ci riesce classificare The Wolf of Wall Street come un capolavoro assoluto. Tre ore di lunghezza sono troppe per un film che alla fine non riesce a 'disturbare' come vorrebbe e dovrebbe, proprio perchè l'eccessiva durata della pellicola finisce per assuefare lo spettatore a ciò che sta vedendo, facendogli quasi credere di essere finito dentro un videogioco impazzito dove però nessuno si fa male... forse è per questo che ai Golden Globes lo hanno inserito tra le 'commedie', in nome di uno humor nero assolutamente irresistibile ma, a nostro avviso, anche un po' ripetitivo e fine a se stesso.
Film da vedere comunque, non fraintendiamoci. Non fosse altro che per lo splendido finale, dove vediamo il detective dell'Fbi che indaga su Belfort rientrare a casa in uno squallido vagone della metro, popolato da un'umanità miserrima e confinata ai margini della scala sociale. E dove lo sguardo dell'incorruttibile tutore della legge s'incrocia con quello dei derelitti compagni di viaggio. Viene fin troppo facile chiedersi se quegli occhi scrutino l'ingiustizia del mondo oppure, anche inconsapevolmente, il miraggio di una vita sconsiderata, disonesta, ma tremendamente fascinosa.