Allo Scorsese dei capolavori.
The Wolf of Wall Street è un oltraggioso e coraggioso viaggio nell'inferno della lussuria. Una lussuria sfrenata, ridondante, ricercata e distruttiva. Non credo, come hanno affermato alcuni, che il ripetitivo incubo di eccessi e follia messo in scena sia una sorta di attacco a Wall Street e al consumismo. Da quel che ho visto non c'è critica verso il mondo degli affari e della borsa né vi è critica verso il consumismo. Scorsese, esattamente come in Quei bravi ragazzi - pellicola che in qualche modo è accostabile per via di assonanze tra Jordan Belfort e Harry Hill e per il voiceover nostalgico -, non giudica, non moralizza e non redime il suo protagonista lasciandogli libertà di agire e di mostrarsi per quel che è e lasciando, al tempo stesso, a noi spettatori la libertà di giudicarlo come meglio crediamo. Anche sul versante affaristico la condotta del regista neyorkese è pressoché identica in quanto non dice niente che non sia già stato detto in precedenza da Stone e dal suo Gordon Gekko, tanto che quando Belfort è sul procinto di spiegare tecnicamente la sua truffa taglia repentinamente corto per raccontarci di coca e strippers.
The Wolf of Wall Street è un film scandalosamente divertente e privo di moralità su di un uomo, che a ben guardare, è specchio dei nostri tempi.
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