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The Wolf of Wall Street: ritratto di un truffatore e della sua El Dorado

Creato il 19 gennaio 2014 da Emeraldforest @EmeraldForest2

Recensione Wolf of Wall Street di Martin Scorsese

Uscita nelle sale italiane: 23 gennaio 2014

L’ascesa e il declino di Jordan Belfort, truffatore spregiudicato, nella capitale del guadagno Wall Street nel periodo della deregulation finanziaria degli anni Ottanta e Novanta.

The Wolf of Wall Street è il ritorno alla regia, dopo qualche anno, di Martin Scorsese, il quale mette in scena un gigantesco ritratto di Jordan Belfort, celebre truffatore di decine di migliaia di risparmiatori statunitensi, il quale è riuscito a sopravvivere e a vivere quasi indisturbato un decennio di vita lussuosissima, sfrenata, letteralmente piena di droghe e di eccessi sconfinati, oltre a a passarla praticamente quasi liscia.Grazie a questo film Leonardo DiCaprio, che desiderava che venisse realizzato da anni, ha avuto la possibilità di mettere a punto una recitazione sopra le righe che ha la durata del film stesso, ovvero tre ore, accompagnato da un ottimo comprimario comico quale Jonah Hill e dall’eccellente mentore, personaggio secondario ma incisivo, interpretato da Matthew McConaughey. The Wolf of Wall Street è un film ovviamente strepitoso dal punto di vista tecnico, riunendo i migliori talenti in tutti i campi, dal montaggio accattivante e perfetto di Thelma Schoonmaker, ai costumi di Sandy Powell, le scenografie di Bob Shaw, le musiche di Howard Shore, tutti pluripremiati. Nonostante ciò, al tempo stesso, The Wolf of Wall Street non è pienamente quel capolavoro che ci si aspettava, dopo gli anni di attesa: il film non riesce purtroppo a mantenere alto il livello dell’attenzione e dell’interesse nel corso delle tre ore di pellicola, a causa forse di una scrittura che non sembra particolarmente snella e incisiva, soprattutto nella parte centrale del film.

Mentre visivamente, nella prima parte, Scorsese non fallisce mai nel mostrarci, con le sue doti registiche, tutto ciò che è umanamente desiderabile dall’uomo medio che sogna di arricchirsi, poi è come se il film cominciasse a ripetersi e a perdersi in dettagli non molto utili e mancasse nel fornire punti di vista diversi che arricchirebbero lo spessore del film, quando invece riescono a comunicare il senso e il motivo del tutto – in modo sintetico – le inquadrature finali, soprattutto l’ultima. A parte il fatto assodato che The Wolf of Wall Street si pone volutamente in una linea di ambiguo misto tra ammirazione (per la furbizia e capacità di arricchirsi in una El Dorado senza fine) e riprovazione (in quanto dipendente da droghe e da sesso, e per l’illegalità del suo arricchimento, ma sembra che la sua parte di diritti sul film il Belfort originale l’abbia ricevuta…) la vera questione è se effettivamente questo film apporti qualcosa di nuovo rispetto a ciò che Scorsese aveva già portato in scena con Goodfellas e altre sue opere e se si tratti davvero un qualcosa, oltre che di originale, di interessante, provocatorio, coraggioso rispetto alla tematica in sé ed ad altri film già esistenti sull’argomento finanziario e sull’argomento “eccessi”.



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