con Daniel Radcliffe, Ciarán Hinds,
regia di James Watkins
Il giovane avvocato londinese Arthur Kipps si reca in uno sperduto villaggio nella brughiera per sovrintendere all'eredità della defunta signora Drablow. L'accoglienza non è delle migliori e Kipps scoprirà a sue spese che la vecchia casa nella palude è infestata dalla Donna in nero: ogni sua apparizione costa la vita a un bambino. Riuscirà il giovane avvocato a dare pace al vendicativo fantasma prima che in paese arrivi il suo figlioletto?
Il film godette di una certa notorietà all'uscita perché era l'attesa prova attoriale di Radcliffe dopo la saga di Harry Potter e direi che l'attore se la cava più che dignitosamente nel ruolo del giovane affranto per la prematura morte di parto dell'amata moglie. Radcliffe è spesso in scena da solo e nonostante si trovi ad affrontare coraggiosamente prove sovrannaturali come il maghetto a cui ha dato corpo, non mi ha mai ricordato Harry Potter.
Più che dei seguiti dell'epopea potteriana il film meriterebbe di essere ricordato perché segna il ritorno della Hammer Film, la mitica casa di produzione horror inglese, alla produzione cinematografica dopo oltre un trentennio di inattività per il grande schermo (l'ultimo film prodotto risale al 1979 e fu Il mistero della signora scomparsa, remake de La signora scompare di Alfred Hitchcock).
The woman in black è tratto dall'omonimo romanzo gotico di Susan Hill (titolo italiano La donna in nero) e presenta molti cliché dell'horror classico soprattutto la vecchia villa abbandonata che ha una pregevolissima ambientazione che ricorda un po' Mont-Saint-Michel: sorge su uno scoglio raggiungibile solo durante la bassa marea.
L'inizio è molto interessante per la capacità di saper giocare con la suggestione: la donna in nero esiste veramente o rappresenta le angosce di un giovane padre restato solo a badare al figlioletto?
La trama horror poi prende il via e resta credibile con la storia della madre costretta a cedere il proprio bambino alla sorella e impazzita dopo che il piccolo è annegato nella palude.
Purtroppo il finale, che sarebbe di grand'effetto, è rovinato da una scena completamente inutile che ha il torto di anticipare quello che andrà ad accadere; in realtà è il sottofinale, dato che ci tocca ancora un conciliante happy end post mortem e lo sguardo cattivo dell'implacabile donna in nero: un vero peccato!
Intanto da inizio gennaio è nelle sale inglesi e americane il sequel The Woman in Black 2: Angel of Death, la cui vicenda si svolge 40 anni dopo i fatti che coinvolsero Arthur Kipps.