- Si, ma che c’è di male?
- Va sul collo!
- No, no! Noi lavoriamo il collo.
- Non siamo abituati….
- Ah voi fate il collo?
- Lavoriamo il collo e le gambe.
- Che fate le gambe o il collo?
Una conversazione apparentemente insignificante e ridicola. I wrestlers preparano il loro show. L’organizzazione è massima e ci fa comprendere come uno spettacolo del genere abbia il proprio linguaggio al pari di quello teatrale e cinematografico. Il “work in progress” ci introduce un modo di coinvolgere e sorprendere lo spettatore meticolosamente preparato e che non prevede alcun tipo di ripetizione da un incontro all’altro. Questo, quindi, prevede una tavola rotonda nella quale i lottatori si confrontano, si consigliano diventando registi di se stessi e degli altri.
Randy “The Ram” Robinson è uno di loro. Dopo esser stato una grande celebrità negli anni ’80, in particolare grazie a un incontro contro l’”Ayatollah” che ebbe ascolti da record sul via cavo, incomincia a mostrare il suo declino dovuto a un fisico che non regge più la sua vita d’atleta.
La sua celebrità è ormai tramontata e rimane nella memoria della gente come una semplice icona del wrestling degli anni ’80; immortalato prima della morte come in una fotografia.
- Aspetta un attimo! Tu sei Randy “The Ram”.
- No…
- Il campione degli anni ’80.
Ram Jam! (mima l’atto di mostrare i muscoli)
- No…
- Impressionante. Sei il suo sosia.
- Si…
- Sei solo più vecchio.
Randy non demorde e insiste a continuare a lottare in incontri di bassa lega finchè non lo colpisce un infarto dopo un incontro particolarmente violento. La sua vita deve cambiare ed è costretto a rinunciare all’eccitazione masochistica dei suoi incontri dei quali porta, come marchiato, dei segni indelebili sul suo corpo.
The Wrestler è quindi un film particolarmente riuscito sul tema della sconfitta. La sconfitta di un uomo che è costretto a cambiare vita e ad accorgersi di non esserne capace.
VOTO: 8/10