“It is” I whisper. “It’s because of all those things. It’s because of your strength, but it’s because of your goodness too and your softness. You act like you inherited nothing from your mother but that’s not true. There’s… There’s poetry in you”
“Those Broken Stars” è uno di quei libri di cui ho visto la copertina e mi sono detta “no lo devo avere” con la convinzione, la pazienza e la volontà di un’attesa lunghissima. Ma coma ne avevo detto tempo fa, nel Cover Lovers, Disney Hyperion e Netgalley mi hanno il grande favore di darmi la possibilità di leggere un eARC con netto anticipo e a poco meno di un mese dall’uscita sul mercato americano ho deciso che è decisamente arrivato il momento di recensirlo, amarlo, viverlo e proporvi i miei pensieri sconclusionati, perché HO LETTERALMENTE AMATO QUESTO LIBRO CON TUTTA ME STESSA.
Una storia d’amore senza tempo, These Broken Stars mette in moto una affascinante serie sci-fi con diversi romanzi compagni. The Starbound Trilogy: Tre mondi. Tre storie d’amore. Un unico nemico.
È una notte come le altre a bordo della Icarus. Poi, la catastrope colpisce: la grandissima e lussuriosa nave spaziale viene tirata fuori dall’hyperspazio e scaraventata verso il pianeta più vicino. Lilca LaRoux e Tarver Merendsen sopravvivono. E sembrano essere soli.
Lilac è la figlia dell’uomo più ricco dell’universo. Tarver viene dal nulla, un giovane eroe di Guerra che ha imparato molto tempo fa che le ragazze come Lilac significano più guai di quelli che valgono. Ma potendo contare solo l’uno sull’altro Lilac e Tarver devono lavorare insieme, con un tortuoso viaggio attraverso terreni impervi per cercare aiuto.
Poi, contro ogni previsione, Lilac e Tarver trovano una strana benedizione nella tragedia che li ha spinti l’uno nelle braccia dell’altra. Senza la speranza di un futuro insieme nel proprio mondo, iniziano a domandarsi – non sarebbe meglio rimanere sul pianeta per sempre?
Ogni cosa cambia quando scoprono la verità dietro i bisbigli che li hanno seguiti ad ogni passo. Lilac e Tarver potrebbero trovare un modo per lasciare il pianeta. Ma non saranno mai le stesse persone che ci sono atterrate.
Questo è il primo volume di una trilogia, dal sapore distopico e fantascientifico, con tanta romance, insomma, il giusto mix di elementi che creano una storia mozzafiato, di cui ci si innamora dalla prima pagina, da quando compare Tarver sulla scena e ci si affeziona a lui. A primo impatto potrebbe sembrare una storia di un banale mai visto, ma in realtà è molto complessa. È una storia di sopravvivenza, di fiducia e di mistero che si dipana in più piani quello fisico e quello emozionale. Una tragedia di immani dimensioni, di un Titanic spaziale, chiamato Icarus, che combatte le leggi del tempo e dello spazio, per poi finire in un’avventura, un naufragio, su un pianeta sconosciuto alla Robison Crusoe con solo due sopravvissuti, i nostri due protagonisti. Abbiamo lui bello, coraggioso, un eroe di guerra venuto su dal nulla, e abbiamo lei, l’unica erede di un uomo ricchissimo che tiene in mano le redini di tutto lo spazio, con la ricchezza che arriva dal commercio e che piega anche la politica e la sicurezza dell’esercito. Lui e lei, ma molto di più. Il tutto inizia ancora sulla Icarus il che ci da modo di osservare l’evoluzione dei protagonisti, il prima e il dopo, anche perché la narrazione procede, in maniera parallela, alternando le voci di Tarver e Lilac, in una avvicendarsi di emozioni, paure e cadute che diventano sempre maggiori e irrefrenabili mano a mano che la narrazione procede, va avanti e diventa sempre più definitiva. Non sappiamo cosa sia successo, come per il Titanic, la Icarus segna un passaggio epocale, la prima della sua specie, dovrebbe essere “la più sicura nave spaziale mai costruita” ma gli incidenti capitano, gli errori anche e solo la prontezza di riflessi di Lilac e l’ostinazione di Tarver, abituato a situazioni di emergenza e di crisi dal fronte, riesce a salvarli. Non ci sono eroi, solo due ragazzi che cercano di sopravvivere come meglio possono ad una situazione difficile, che non si sarebbero mai immaginati. Non è facile, per nessuno dei due, perché prima si devono liberare dei loro pregiudizi e dalle pastoie che derivano dal luogo in cui sono cresciuti e poi devono fare i conti con i misteri che circondano e l’incidente e il pianeta sul quale sono precipitati. È vero che condizioni precarie dove la sopravvivenza sembra mancare portano ad unirsi molto più che se due persone si incontrino in una sala da ballo, ma a volte, ci vuole molto di più. Il pianeta non è particolarmente ostile, ma Lilac è una privilegiata che non ha mai visto la pioggia e che atterra con il vestito da ballo e delle ridicole scarpe col tacco, e nonostante lividi, escoriazioni e vesciche non mostra nessun segno di debolezza, memore degli insegnamenti del padre che la spingono ad non arrendersi, a non mostrare mai disagio e pena. Tarver se da un lato è abituato al genere di precarietà che arriva da una situazione del genere, sa che deve stare attento, che pagherà qualsiasi passo falso che compirà. Su di loro, crepita dall’alto la figura del padre di Lilac, Mr LaRoux colui che ha in mano tutte le chiavi dell’universo e il potere di far realizzare qualsiasi cosa. Ma dopo un po’, quando la speranza di essere salvati da una missione di salvataggio si fa sempre flebile, i due si avvicinano, scontatamente forse in un contesto del genere, ma allo stesso tempo forgiando un rapporto inaspettato, con conseguenze impreviste e colpi di scena ad ogni capitolo. Non si ha una certa tranquillità nella lettura, ogni pagina è intrisa di azione, sentimenti forti e imprevisti, che se guidati dal buon senso e dall’esperienza di Tarver pure allo stesso tempo agevolati e modificati dall’istinto di Lilac, in una strada complessa che per salvarsi ha bisogno delle capacità di entrambi. Salvarsi e andare avanti, quindi, diventa un compito corale, non lasciato solo al coraggio e alle capacità di combattimento di Tarver ma anche all’istinto di sopravvivenza che sviluppa Lilac e che la porta esausta a salvare il ragazzo da un’infezione e la fede necessaria per terminare la loro missione. C’è sempre qualcosa di inaspettato, niente è lasciato al caso e la complessità che deriva da una trama imprevista, sempre fedele a sé stessa, che non perde mai di consistenza. Anche la scrittura è scorrevole e curatissima, che non lascia spazio a dubbi circa l’esperienza di chi l’ha scritta. Tutto è assolutamente perfetto e i tempi e la narrazione e ci si immerge subito in questo libro e non si vuole arrivare alla fine.
Il particolare da non dimenticare? Un contenitore per l’acqua e un fiore viola.