Think Different: un motto che ha rispecchiato per anni l’essenza stessa di Apple Computers, due parole per incastonare nel silicio il sogno che ha portato Steve Jobs e collaboratori a diventare vere e proprie leggende del mondo post moderno. Con questa semplice frase, Apple è entrata nel nuovo millennio sfornando come mai prima d’allora dispositivi che avrebbero cambiato il nostro modo di vedere la tecnologia e allo stesso tempo il nostro modo di vivere. D’altronde la nascita stessa della mela morsicata va a risiedere nel cercare di rendere la tecnologia uno strumento per l’Umanità; non uno di quegli strumenti che puoi utilizzare con due lauree e un master in un laboratorio, ma un oggetto che sa entrare in casa, che sa trovare il suo posto nelle nostre vite. Come possiamo non ricordare lo storico spot che faceva l’occhiolino alla prepotente presenza di IBM all’interno del mercato dei computer, vere e proprie macchine che venivano utilizzate per calcoli complessi, strumenti che purtroppo non presentavano ancora la loro malleabilità. È proprio da situazioni come queste che Apple sa trovare idee geniali, laddove nel mondo della tecnologia manca qualcosa ecco arrivare Steve Jobs, una macchina che non è più strumento scientifico ma dispositivo multimediale per aiutarci nel lavoro. La società di Cupertino nella sua lunga storia ha più volte rivoluzionato il modo con cui trattiamo la tecnologia e, passando per grandi trionfi e grandi fallimenti, la compagnia è riuscita sempre e comunque a lasciare un segno indelebile nella storia. Oggettivamente una azienda del genere non può non essere apprezzata, ma vi dirò la mia: attualmente non apprezzo più Apple, e a mio parere l’azienda nata dalla mente di Jobs e Wozniak sta morendo lentamente in una agonia creata da lei stessa.
Steve Jobs è una figura decisamente controversa. Le persone si dividono tra fanatici quasi religiosamente attaccati alla sua icona e denigratori totali, ma la verità, come la maggior parte delle volte, è un grigio, e non semplicemente bianco o nero. Steve era la mente dietro i progetti Apple, è vero; non era lui a programmare o a lavorare sulle caratteristiche fisiche, ma il tutto nasceva da lui, dal suo straordinario vedere oltre. Odio le persone che vedono Apple come l’estensione di Jobs, Apple è un insieme di pezzi rari, di personaggi che si amalgamarono alla perfezione per portare una vera e propria ventata di innovazione al mondo della tecnologia. È però vero che per creare un dispositivo geniale serve un’idea geniale, la scintilla di ispirazione che tante volte ha portato Apple a creare quel che nessuno si aspettava ma di cui tutti sentivano la necessità. Purtroppo quella scintilla si è spenta insieme al corpo di Steve Jobs e, dopo la sua morte, Apple ha iniziato lentamente a spegnersi, ad amalgamarsi al mercato, a non pensare più diversamente.
Di sicuro starete pensando che sono un pazzo a dire che una compagnia che fattura 182 miliardi di dollari stia morendo, ma non è proprio questo a cui andava contro Apple? Non era proprio il distaccarsi dal mercato, dal comune e dal blando a rendere la società una vera e propria avanguardia? La vera ricchezza di Apple Computers non stava nel fatturato ma nelle idee, nei prodotti, nel suo essere speciale. È triste constatare come in seguito alla morte del caro Steve la compagnia si stia velocemente omologando ai propri rivali; cosa direbbe il Leonardo da Vinci del ventesimo secolo a vedere smartphone più lunghi e grandi ogni anno? Dov’è finita la scintilla di follia che aveva caratterizzato le idee rivoluzionari di Apple?
Recentemente abbiamo anche avuto l’ennesima conferma della diversità tra l’era Tim Cook e Steve Jobs: durante la presentazione di iPhone 6 e iPhone 6 Plus il vero dispositivo innovativo è stato l’Apple Watch, progetto ideato da Jobs negli ultimi anni di vita. Laddove gli smartphone diventano semplicemente più potenti e grandi ogni anno che passa, lo Smartwatch di Apple sa avere quel qualcosa che lo rende un dispositivo Apple, e l’introduzione di “banalità” come la ghiera cliccabile o la corona funzionante lo rendono diverso dagli altri dispositivi. La diversità come da slogan è sempre stata ciò che ha differenziato la compagnia dal resto, ciò che l’ha resa quella che è ora, e senza di essa la compagnia non avrebbe né fama né fatturato da millantare. E come amante di Apple io credo ancora nella compagnia, spero che in futuro ritorni una sferzata di innovazione che porti via queste ormai solide radici legate al business tanto odiato ai suoi albori.
Vedere comuni Phablet marchiati Apple in vendita a più di 1000 dollari è davvero una pugnalata al cuore. Apple è sempre stata una top di gamma ma il prezzo era sempre correlato alla fattura del dispositivo, uno schermo grande e una potenza di calcolo maggiore non meritano lode né quantità così spropositate di denaro. Una delle realtà che più mi hanno fatto pensare in questo periodo è quella di Xiaomi, azienda Cinese che in pochi anni è diventata la terza produttrice di smartphone del mondo. Come ha fatto una azienda così giovane a diventare un colosso del genere? Vendendo prodotti con le stesse caratteristiche di Apple a prezzi corretti. Ovviamente non condivido le infrazioni dei brevetti, le regole esistono per rendere il mondo un posto stabile, ma Xiaomi non è la brutta bestia che tutti raffigurano semplicemente perché di origine Cinese. L’azienda ha indirettamente mostrato a tutti cos’è diventata Apple, una compagnia tristemente affamata di denaro.
I numeri di Xiaomi parlano chiaro: il 2014 è stato l’anno del vero e proprio boom della compagnia, il tutto grazie a dispositivi oggettivamente uguali a quelli della mela morsicata, venduti però a centinaia di dollari in meno. Siamo quindi oramai dinanzi ad un vero e proprio brand Apple? Possiamo ormai categorizzare la compagnia tra le aziende del lusso? Purtroppo noto un avvicinamento agli iPhone prima per il nome che per le qualità tecniche; siamo ormai giunti alla moda, non più alla ricerca della qualità. Lo scenario raffigurato dallo spot di Ridley Scott nel lontano 1984 è diventato realtà; purtroppo, però, i protagonisti si sono scambiati.
A loro affidiamo il pesante fardello di portare anche attraverso il ventunesimo secolo una azienda che ha fatto la storia della tecnologia, diventando così lei stessa sinonimo di tecnologia. Costoro non amano le regole (specie i regolamenti) e non hanno alcun rispetto per lo Status Quo. Potete citarli, essere in disaccordo con loro, potete glorificarli o denigrarli, ma l’unica cosa che non potrete mai fare è ignorarli, perché riescono a cambiare le cose, perché fanno progredire l’umanità. E mentre qualcuno potrebbe definirli folli, noi ne vediamo il genio. Perché solo coloro che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo, lo cambiano davvero.
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