Think different

Da Beadsandtricks

A volte non servono tante parole per descrivere un oggetto. A volte è solo più difficile di altre parlarne. Dovresti dire cose già dette: due pezzi nati per essere qualcos'altro, il caso e un colpo incauto di martello che ha bucato la superficie del rame, e allora si buca tutto... E poi settimane di nulla, solo due pezzi di rame a barchetta, strani e diversi dal solito, che vagano sul tavolo in cerca di una possibile collocazione. No che non voglio farci la solita cosa, sono nati per essere un paio di orecchini ma in realtà non ne sono così convinta. E continuo a ripetermi: pensa in maniera diversa... Una cosa in cui non sono molto brava, ma che invece da qualche tempo cerco di fare.


Pensa in maniera diversa, rovescia la situazione, ribalta le certezze, trasforma quello che è nato per essere separato in un pezzo solo, accosta e unisci...
A volte è complicato parlare delle sensazioni che hai una volta finito un pezzo, quando lavori come me senza uno schema e non sapendo quasi mai dove andrai a finire. Assembli e lo fai quasi alla cieca, guidata da un'idea ma inconsapevole del risultato finale. Quando ho finito questo pezzo ancora non capivo bene cosa avessi fatto, cosa fosse venuto fuori. Sapevo che era strano, e forte, non riuscivo a considerarlo una cosa bella. Portarlo in giro non è stato semplice. Ma la reazione di chi lo ha visto mi ha impressionata: era una calamita sul mio banco, ovunque io sia andata. Un pezzo sicuramente difficile, ma che attirava gli sguardi e le mani di chiunque lo vedesse. Probabilmente è il colore, che si svela all'interno, e trapela dalle fessure ai lati. Forse è anche il modo con cui l'ho assemblato, con quei rivetti dalle teste irregolari, volutamente imperfetti come erano imperfette queste due metà. No, in realtà è tutto insieme.

A volte davvero non è facile descrivere qualcosa che non sai da dove sia venuto. Ragionandoci e raccontandolo a chi mi sta vicino mi sono ritrovata a dire che è stato buttarsi, cercare di vedere in modo differente, senza aver paura di ciò che vedevo, e seguendo un istinto che quasi non sapevo di avere.