Se dico “rosa” inteso come colore, la vostra immaginazione correrà immediatamente a qualcosa che abbia a che fare con la donna ed il suo essere femmina. Quasi fosse un “simbolo” per distinguersi dal genere maschile, al quale invece viene conferita la tonalità azzurra.
Dovete sapere che, al Museum of Fine Arts di Boston, è in corso una mostra aperta fino al 26 maggio, che celebra proprio le origini e l’evoluzione del colore rosa.
“Think Pink” è il titolo di questa rassegna, che ripercorre la storia del più femminile fra i colori. Attraverso accessori, capi d’abbigliamento, giocattoli, illustrazioni e gioielli, il visitatore potrà esaminare l’evoluzione del rosa attraverso i cambiamenti dello stile, rapportandoli ai progressi della tecnologia del colore.
La donna aveva lasciato al museo di Boston gli abiti da sera indossati nelle manifestazioni dedicate alla raccolta fondi. “Passando in rassegna questi squisiti capi di ogni tonalità di rosa - ha ricordato la Finamore – mi sono chiesta: quando è cominciata questa associazione così forte del rosa con le donne?”.
Pochi sanno che il rosa, poiché ottenuto sbiadendo uno dei colori più forti, il rosso, un tempo era considerato un colore neutro, o meglio, una tonalità piuttosto “forte”. È nell’Ottocento che gli uomini hanno iniziato ad indossare vestiti più sobri, dai toni scuri, e quindi i colori pastello sono diventati prerogativa del gentil sesso.
In particolare, dopo la Seconda Guerra Mondiale, lo slogan “think pink” diventa un incoraggiamento per le donne, affinché ritrovino la loro femminilità. Guerre, carestie e momenti difficili, molto probabilmente, avevano spinto le signore, madri di famiglia, a pensare soltanto ai problemi pratici della vita.
Tanto per dirne una, avete mai fatto caso alle cartelle e al materiale per la scuola? Oppure ancora, ai guinzagli dei cani? Statene certi, che la femmina, a qualsiasi razza appartenga, si distinguerà con qualcosa di rosa.
A consacrare tale colore come simbolo della femminilità ha contribuito anche un film con Audrey Hepburn del 1957, “Funny Face”, nel quale un personaggio ispirato alla celebre giornalista di moda Diana Vreeland, dedicava al rosa un intero numero della sua rivista.
La grande esposizione di Boston testimonierà le cose dette e avvolgerà i visitatori nel piacevole clima di questo colore. Ormai un “must” che non è rimasto fermo nel tempo, e che lentamente si evolve.
Written by Cristina Biolcati
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Sito Museum of Fine Arts