Presidente Thohir, due anni fa stava ancora trattando l’acquisto dell’Inter e adesso è proprietario del 70%. Quanto è cambiata la sua vita negli ultimi 24 mesi?
(Sorride) «Come uomo non sono cambiato e il mio carattere è sempre lo stesso. Oggi, per esempio, sono andato a fare una passeggiata in un centro commerciale con i miei amici. Sono un presidente che ama interagire con le persone e quando incontro i nostri tifosi per strada li ascolto, assimilo i loro complimenti, gli input e le critiche, perché sono anche le critiche che ti fanno crescere».
Rispetto a 2 anni fa adesso per strada la riconoscono più frequentemente?
«Non possono negarlo, ma non è un problema. Mi piace salutare i tifosi e passare del tempo con loro anche qui in Cina. E’ importante che io dia il buon esempio ai giocatori perché senza i tifosi siamo niente».
Che presidente è Erick Thohir?
«Non un presidente glamour, ma uno che ama lavorare duro e dare il meglio, insieme ai nostri dirigenti, per l’Inter».
Quanto è importante la presenza di Massimo Moratti come socio?
«Devo ringraziare Moratti perché mi appoggia e mi aiuta in tutte le decisioni, non solo quelle relative ai giocatori e all’allenatore. Mi spiega quello che succede in Italia e la sua esperienza per me è fondamentale. Avere un partner come lui è fantastico».
Costruirete insieme una nuova Inter vincente?
«E’ il nostro obiettivo, lo scopo della nostra collaborazione. Ci capiamo e insieme agli altri manager vogliamo aiutare Mancini nel suo lavoro».
Quindi non è vero che sta cercando nuovi soci per l’Inter?
«Noi cerchiamo sempre nuovi partner per sviluppare per esempio le nostre Academy, per le tournée come questa in Cina, per rafforzare il nostro brand e, perché no, per ricostruire un San Siro ancora più bello quando sarà il momento. Come soci, invece, no, non ne cerco».
Da come parla non ha nessuna intenzione di fare un passo indietro o tanto meno di vendere l’Inter.
«Moratti e io siamo i proprietari, abbiamo un progetto comune e siamo felici così. In futuro quello che può accadere non si sa mai e di certo tra 50 anni non credo che sarò più il proprietario perché sarò troppo vecchio (ride, ndr)».
Quanto è lontana, come società, l’Inter attuale da quella che ha in mente?
«Noi abbiamo obiettivi dentro e fuori dal campo e vogliamo raggiungerli tutti. Fuori dal campo quest’anno i nostri ricavi sono saliti da oltre 160 milioni a oltre 170, ma non è ancora abbastanza. Dobbiamo arrivare a quota 250 milioni per essere, a livello di introiti, tra i 10 migliori club d’Europa. E questo deve succedere entro il 2019: abbiamo quindi altre 4 stagioni nelle quali lavoreremo con i migliori dirigenti del mondo che abbiamo reclutato. Non conta se sono italiani o stranieri: l’unica cosa fondamentale sono i risultati. Ora dobbiamo dare loro il tempo di far bene».
Preoccupato dal prossimo bilancio che sarà ancora in rosso?
«No perché abbiamo ammortamenti importanti, ma l’Ebitda (la differenza tra ricavi e i costi prima degli interessi, delle tasse e degli ammortamenti, ndr) è positiva. Rispetteremo i parametri del Fair Play Finanziario».
I risultati sul campo, invece, dovranno arrivare più in fretta di quelli commerciali.
«Di sicuro non vogliamo aspettare il 2019… Dobbiamo andare in Champions League già la prossima stagione e questo è il motivo per cui abbiamo preso Mancini a novembre e alcuni top player in questa estate oltre a prolungare i contratti degli elementi chiave della nostra squadra».
Cosa pensa dei nuovi acquisti?
«Miranda nelle ultime due stagioni è stato tra i 10 più forti difensori al mondo, Murillo il miglior giovane della Coppa America, mentre Kondogbia è il futuro, il top dei centrocampisti del domani».
Prendendo Kondogbia avete vinto il derby di mercato con il Milan. Una soddisfazione in più?
«E’ stato Kondogbia a decidere di venire all’Inter perché crede nel nostro progetto e perché è felice di lavorare con Mancini. Noi crediamo in lui ed è il calciatore che volevamo».
Kondogbia può essere il vostro Yaya Touré?
«Credo di sì e non lo dico perché Touré ha deciso di non firmare per noi. Avevamo deciso di portare all’Inter 2-3 top player e Kondogbia è uno di questi. Il paragone con Touré a livello fisico regge, quello per il talento non so vista la differenza di età. Ogni giocatore ha la sua strada da percorrere se vuole diventare il migliore. Noi siamo felici di avere Kondogbia e vogliamo aiutarlo a diventare il numero uno al mondo».
Il rapporto con il Milan non si è incrinato dopo il caso Kondogbia?
«Assolutamente no. Le relazioni sono ottime e improntate sul rispetto reciproco. Con il Milan stiamo parlando di un grande progetto comune: lo stadio. Sarà bello per la città di Milano avere due impianti e, oltre a creare nuovi posti di lavoro, daranno gioia alle due tifoserie».
E’ vero che Kondogbia poteva essere… anticipato da Nainggolan, che avete cercato di acquistare dal Cagliari?
«Abbiamo una certa logica nella costruzione della squadra e volevamo il meglio per il nostro centrocampo. I nomi più gettonati erano quelli di Nainggolan, Kondogbia e Imbula. Non voglio commentare quello che è successo con Nainggolan e Imbula, ma siamo molto felici di Kondogbia, che i nostri manager volevano perché ritenevano il migliore».
Con Jovetic in arrivo a Milano, facile dire chi sarà il prossimo acquisto…
«Quando mi chiedono di questo o di quel giocatore solitamente non commento perché appartiene ad un altro club, ma non nascondo che saremo felici se porteremo Jovetic all’Inter. Prima di farmi aggiungere altro, però, aspettiamo che passi i test medici e che ci siano le firme sui contratti».
Dopo Montoya, Kondogbia, Murillo, Miranda, Biabiany e Jovetic quali saranno i prossimi “colpi”? Perisic? Melo?
«Il mercato è… giovane e abbiamo ancora 40 giorni di tempo davanti. Adesso Mancini deve preparare la squadra e quest’anno avrà più tempo per lavorare rispetto alla scorsa stagione: è importante che i calciatori capiscano le sue aspettative, quello che chiede loro».
Nelle ultime settimane alcuni giocatori hanno rifiutato buone offerte da altri club e messo in difficoltà Fassone e Ausilio. Si sente di dare un… consiglio ai calciatori che non rientrano nel progetto tecnico di Mancini?
«Da quest’anno potremo utilizzare solo 25 elementi e dovremo attenerci a questa nuova regola. Se dicessimo “non la rispetteremo”, non diremmo la verità. Tutti i calciatori vogliono giocare. Soprattutto i giovani: farli restare per andare in campo 2-3 volte in un’intera stagione non sarebbe buono per la loro crescita. Idem per quelli che potrebbero essere titolari in tante altre formazioni e che da noi farebbero panchina o tribuna. Le nuove regole ci costringono a prendere decisioni e dobbiamo essere onesti con chi adesso è parte della nostra famiglia. Noi vogliamo spiegare bene la situazione, poi la scelta sarà loro».
A proposito di mancate partenze dall’Inter, ricorda ancora il caso Guarin, nel gennaio 2014?
«Guarin è rimasto all’Inter perché era la cosa migliore per il club, non perché non amassimo la Juventus. Con Mancini è sempre stato titolare e adesso, siccome è nell’undici base, deve diventare un leader e avere un rendimento elevato».
Quest’ultimo è un invito anche per Kovacic, che sembrava vicino al Liverpool?
«In mezzo al campo abbiamo molta concorrenza e 6 calciatori per 3 posti. La competizione mi piace: chi vuole giocare deve dare il massimo. Come sta facendo Gnoukouri che contro il Milan è andato benissimo. Vogliamo dargli una chance».