Ti ho sposato per allegria – Luciano Salce

Creato il 20 febbraio 2013 da Maxscorda @MaxScorda

20 febbraio 2013 Lascia un commento

Ho uno strano rapporto con la Ginzburg, perche’ tanto mi piace nel teatro quanto poco mi convince nei romanzi.
La distinzione s’intende non e’ cosi’ netta ma di norma, sulla lunga distanza mi annoia quando al contrario sul racconto o meglio ancora sul monologo, la trovo efficacissima specie se dietro il testo c’e’ un grande attore o una grande attrice, Adriana Asti su tutti.
Ritrovare la scrittrice al cinema e’ una bella prova, mediando infatti lo script cinematografico tra il romanzo e la pièce teatrale, ero curioso di vedere se avesse prevalso l’eccellenza o la mediocrita’.
Ebbene in questa accozzaglia di parole, immagini, cosce in genere molto pretestuose – non le cosce s’intende -  il pollice si capovolge con fare negativo ma non e’ tutta colpa della sceneggiatura.
Salce guidato da chissa’ quale libido, mette in scena tagli da "Blow up" pecoreccio senza una vera trama, dialoghi e situazioni mutuate dalla commedia omonima della Ginzburg tirata all’inverosimile per farci stare dentro la pellicola.
Dell’intera operazione sbagliata li’ per li’ non ci si accorge molto, presi come si e’ tra le grazie della Vitti e della Buccella. Albertazzi e’ bravo, perfetto come sua abitudine ed in qualunque situazione, peccato solo che la sua presenza aumenti il rimpianto per un prodotto di ben altro calibro.
Ma alla fine, il film di che parla? Di niente. Niente e ancora niente. Pura dialettica, immagini trite e ritrite.
Un cugino nobile potrebbe essere "A piedi nudi nel parco", come guardarlo da un altra galassia con una lente d’ingrandimento, cosi’ per dire. Per quanto coperte, le tette della Buccella impreziosiscono, le gambe della Vitti pure e direi non ci sia altro da aggiungere.
Psichedelia de noantri in salsa radical-chic. Per cultori annoiati.

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