Ti ricordi, quella strada

Creato il 31 luglio 2010 da Parolecomplicate

Io odio l’Italia. La odio innanzitutto per la sua incapacità di portare rancore, che alcuni si ostinano a chiamare “memoria”. L’Italia porta rancore in modo deviato, a comando. Come tutto il resto.

Si è portato rancore per mesi nei confronti di Marrazzo, che non aveva fatto proprio nulla di rilevante né di contrario al bene comune. Anzi: un uomo che scopa e si diverte la sera durante il giorno lavora meglio, si sa. Per anni il nemico pubblico numero uno è stata Vanna Marchi, una cicciona emiliana che vendeva delle cose che non esistono. E noi, l’Italia, invece di deridere gli acquirenti, ce la siamo presa con lei. Pazzesco. Non parliamo poi di Fini, cui la gente si ostina a non credere solo perché è stato fascista, nonostante stia continuando a salvare la democrazia ogni giorno da due anni, ormai. Lui semina libertà e raccoglie rancore. Incredibile.

L’unico nei confronti del quale non viene portato rancore è Marcello Maleassoluto Lippi. Il viareggino volante, il finto quarantenne in tuta rossa che ha sacrificato la dignità nazionale sull’altare degli interessi particolari suoi, di quel mona del figlio e di Moggi. Lo psicocattofascista e monarchico protetto dalle peggiori mafie del Paese, che ha vinto il mondiale per un rigore e ciulato in modo fraudolento il posto a Roberto Donadoni (più giovane, bravo, intelligente ed umile di lui) che ha a sua volta perso gli europei per un rigore contro la squadra campione d’Europa e del Mondo. Altrocché Marrazzo, la Marchi o Fini. Al triplice fischio di Italia-Polacchia bisognava costituire una fondazione avente come oggetto l’arrecare “turbative, molestie e, più in generale, rancore” a Miscitellippi per i prossimi vent’anni. Tipo aspettarlo fuori casa, la mattina, vestiti da Balotelli, e lanciargli addosso delle monetine. Tipo incatenarsi alla sua automobile urlando “convoca Cassano, che sennò sta volta non ti lasciamo partire!”.

Invece niente. Il regime mediatico e calcistico, in combutta con tutti i calabresi e i preti d’Italia, hanno deciso che andava bene così. Che in fondo uno che è amico di Pupo e di Emanuale Atestaingiù Filiberto è un buon padre di famiglia. Che uno che va a messa la domenica di peccati ne può anche fare. Che a uno così non si può non perdonare, nonostante tutto.

Io sono di un’altra scuola. Io odio il perdono. Io odio ogni giorno di più Miscitellippi. Odio anche suo figlio e i suoi amici. Dannato il popolo che non ha bisogno di capri.


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