In processione, tra il carro funebre e l’officiante, una amica al mio fianco mi sgomita e con un impercettibile gesto della testa mi fa notare le scarpe del parroco. Nere, scamosciate, collo alto quasi da polacchina, pianta larga, buona fattura, lievemente bombate e con una ampia stringatura che dalla caviglia arriva sino alla fine del dorso del piede. E all’istante la mia mente corre subito a molti anni prima, quando con un manipolo di amici fidati si frequentava quel negozio di articoli ecclesiastici nel vicolo che scendeva a lato della cattedrale, quello che aveva in vetrina tutto il necessaire per la messa, il vestiario più appropriato per le funzioni da festività, tuniche da cerimonia, calici e crocifissi di tutti i tipi. Un giorno passando di lì notammo quelle scarpe nere da prete, di design innovativo e, soprattutto, a buon prezzo, in un momento in cui le scarpe che il nostro look all black imponeva erano inaccessibili economicamente e non distribuite in zona. Inutile aggiungere che l’e-commerce non esisteva ancora e, comunque, non avremmo avuto i soldi. Il più temerario del gruppo entrò per primo, era quello con l’acconciatura meno peggio, e scoprì che il commesso era un ex compagno di classe delle elementari. Si prospettò all’istante una transazione in discesa, senza l’imbarazzo di chiedere un accessorio tecnico forse riservato agli addetti ai lavori e che altrimenti avrebbe potuto esserci negato. Nel giro di qualche giorno tutti noi calzavamo quel modello di scarpa new wave di tutto rispetto, meno blasonata di quella d’ordinanza ma senza dubbio molto originale. Il commesso ebbe più di encomio da parte del proprietario per l’improvvisa impennata degli affari e l’aumento degli ordini. E nel corso delle nostre scorribande nei locali della metropoli i più modaioli iniziarono a chiederci particolari su quelle calzature così fuori dall’ordinario, riguardo alle quali cercammo sempre di mantenere un alone di mistero.
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