Un anno.
Solo uno e sembra un secolo, o sembra ieri, dipende da come lo si è vissuto.
E oggi, più di ieri, riaffiorano pensieri ed immagini che ho faticato così tanto a tenere nascosti.
Ciao babbo, sei via, ma non hai viaggiato tanto, perché sei stato qui vicino, a volte ti ho anche sentito, spesso sognato.
Ciao babbo, che hai fatto in questi mesi? Hai osservato a lungo il mare? Hai guardato me? Hai parlato un po’ con Fiammetta?
Io ho fatto tanto e non ho fatto poi niente, perché c’è ancora così tanto tempo e spazio per ritrovarti.
Ho capito cose, ho lottato contro persone (quelle che mi avevo già detto tu), ho vissuto la mia vita, ho amato, ho pianto, ti ho parlato.
Non come forse avresti voluto, ma ti ho parlato. Quando tu osservavi il mare, quando non mi vedevi.
Ancora, però, non ho finito di parlarti, perché ancora, purtroppo, non ti ho capito.
Non ho capito molte delle tue decisioni, quelle fatte senza il tuo cuore, quelle che non mi includevano e non ho capito perché non mi hai mai permesso di parlarti come si parla d un padre.
E non ho capito nemmeno la tua scelta di tenermi per tanti anni così lontana da te.
Ho capito, invece, la tua scelta di andartene così, senza scappare, lottando e provando.
E’ che spesso, babbo, la vita è più forte di noi.
Di me sicuramente, perché, nonostante tutto avevo ancora un po’ bisogno di te.
Avevo bisogno di guardarti negli occhi, bisogno di capire, bisogno di farmi capire.
Avevo bisogno di essere libera. Libera di fare quello che amo (e che tu non avresti voluto), libera di correre scalza, libera di andare via, senza rimpianti e senza vergogna.
Ho provato a dirtelo, ma non mi hai sentita.
Allora provo a dirtelo adesso, perché adesso mi senti lo so, adesso mi guardi un po’ di più, adesso guardi un po’ di più il mare.
Sono io babbo, sono una donna serena, una moglie felice, una mamma innamorata. Ma mi manchi.
Mi manca un padre che mi dia coraggio, che condivida le mie scelte, che mi tolga i problemi. Mi manca la tua voce, mi manca lo squillo del tuo numero, mi manca una mano grande che mi prenda la spalla e mi giri verso il mondo.
Ma questo mi mancava anche prima, perché un po’ di tempo fa hai deciso di andare, di trovare nuove strade e nuovi amori ed io sono rimasta in piedi, a guardarti, anche se mi sono sempre tremate le ginocchia.
Così te lo chiedo oggi, oggi che non ci sei, oggi che rimani in piedi anche tu.
Ti va di essere di nuovo mio padre?
Dai, io sono qui, tutto il resto non conta più. Scendi un attimo e dimmelo che sei orgoglioso di me e che hai voglia di giocare a nascondino con Fiammetta.
Io sono qui e ti rivedo lì, senza più forze, come un anno fa. E mi si strizza il cuore.
Poi arriverà un altro anno ed io tornerò a parlarti, non come vorrai tu, ma, per una volta, come vorrò io.
Riposati babbo, perché ogni tanto ti chiamerò e tu dovrai essere pronto a correre di nuovo con me.
Simona
P.S.: Parla adesso, stringi adesso, bacia adesso, perché un giorno ti sveglierai con un’incredibile voglia di farlo e, forse, non potrai solo rimanere in piedi con le ginocchia che ti tremano.