Tim Burton's The nightmare before Christmas

Creato il 24 dicembre 2014 da Jeanjacques

Ci sono delle cose che col tempo. inevitabilmente, cambiano. L'altro giorno, per esempio, il gestore della fumetteria in cui vado da nove anni ha messo sulla pagina Facebook della stessa le foto dei primi anni in cui era stata aperta, così ho potuto vedere una mia versione da quattordicenne, ovvero quando ero magrissimo, la barba non era ancora così folta e portavo i capelli lunghi fino alle spalle. Che orrore! Ecco, a quel tempo credevo di essere un gran figo, conciato in quella maniera, ma finalmente ho saputo tornare a un look più accettabile, che almeno non fa sanguinare gli occhi - anche se il vero problema è la faccia. Quindi io non sono solo cambiato fisicamente, ma anche nel modo di vedere le cose. E lo stesso si ripercuote sul cinema, sulle cose che maturando ho saputo trattare con occhio clinico e diverso - Il cavaliere oscuro e Watchmen, ad esempio, per quanto validi non sono i capolavori che credevo da adolescente. Ci sono quindi quelle opere che, nonostante il passare del tempo, rimangono sempre viste nella stessa maniera dagli occhi del singolo spettatore? Eccome. Questo perché le opere fatte dai cineasti più validi sono quelle che possiedono il fantomatico 'doppio livello di lettura', quei due particolari che possono far apprezzare un prodotto anche da due fasce differenti di audience. E c'è chi vuole l'arte nuda e pura, ma per me, anche cose simili possono avere una finalità artistica. E succede a questo bellissimo film d'animazione, prima cult della mia infanzia e poi, quando iniziò il periodo dark, della mia adolescenza.

Jack Skeletron è il re del mondo di Halloween, un mondo immaginario totalmente dedito alla festa di Ognissanti ed abitato da tutti i mostri tipici. Lui però è annoiato dalla ripetitività di organizzare spaventi e terrori, finché un giorno, in maniera del tutto casuale, ha modo di finire nella Città del Natale. Il buon Jack ha quindi un'illuminazione: d'ora in poi si dedicherà alla realizzazione del Natale. Ma le cose non sono destinate ad andare bene...

Chi si occupa di animazione in stop-motion o è un povero pazzo, oppure una persona determinata da una grandissima passione. Un po' come quegli amici che stanno insieme a delle ragazze che sono delle spaccamaroni: o sono stupidi, o sono innamorati... e spesso le due cose coincidono. Per chi non lo sapesse, specifico che la stop-motion è quel tipo di animazione che si realizza mediante dei pupazzetti (che possono essere delle action-figure mobili o dei modelli in plastilina), che vanno mossi mano a mano e fotografati a ogni minimo cambiamento, per poi far scorrere tutte quelle foto in sequenza. La cose che rende questo processo estremamente complicato rispetto a un cartoon fatto con disegno manuale è che qui non si può tornare indietro a cambiare un passaggio venuto male, non si possono cancellare delle linee storte o altro. Se sbagli una cosa con la stop-motion, devi fare tutto d'accapo. E sono sicuro che col tempo, grazie a un continuo perfezionarsi della CG, molte cose sono state perfezionate, ma questo film fu realizzato nel 1993 e di sicuro i ritocchini digitali, se ci sono stati, furono davvero marginali. Anche oggi, per ogni pellicola realizzata con questa tecnica, vengono completati solo pochi secondi di animazione al giorno, e in questo caso la faccenda si fa ancora più complessa perché quasi tutto il film è cantato, quindi bisogna stare attenti anche a ritmo delle canzoni, intervento dei personaggi, labiale e via dicendo. Visto con questa nuova ottica, il preparare un film simile vi sembra ancora un lavoretto? Ecco, quindi per me, solo il sapere che un film è stato fatto in stop-motion basta per definirlo un prodotto encomiabile a prescindere, perché solo chi è motivato da una grande passione può portare a termine un compito simile. E la questione diventa ancora più masturbevole quando, come in questo caso, pure la storia è da sturbo e offre diversi punti di lettura. A colpirmi da adulto in questo film non è più solo la vicenda in generale, che rimane comunque intrigante e delineata da un'ambientazione molto originale, ma anche tutto il contesto che ne segue e che si può riscontrare in tutta quella che è stata la sua travagliata lavorazione. Tim Burton infatti aveva ideato vicenda e personaggi già da quando era un animatore alla Disney, ma si era visto rifiutare più volte il progetto, riproponendolo poi nuovamente diversi anni dopo quando cominciò ad ottenere una certa fama come regista. La casa di Topolino però continuava a non essere troppo convinta di produrre una storia così dark, decidendo quindi di affidare alla Touchstone il tutto e, su richiesta dello stesso Burton, mettendo il buon Henry Selick alla regia. Il successo fu del tutto inaspettato, tanto che nel tempo il film divenne un vero e proprio cult, e alla luce di questi fatti possiamo ben immaginare quanto gongolò il buon Burton. Non è difficile scovare in Jack Skeletron una sua vera e propria traslitterazione animata, un suo alter ego che comprende che quella della zuccherosità (disneyana) non era la sua strada nonostante si sia sforzato di farne parte, perché la magia avviene unicamente quando è dettata dal cuore. Perché creare qualcosa, che siano storie o feste, non è un lavoro qualsiasi, serve una vocazione che avviene solo quando si è totalmente ispirati e si trova la propria giusta dimensione... ma non è detto che, come fa intuire l'ultima scena, due cose così diverse non possano incontrarsi, di tanto in tanto. Per alcuni questa è una scusa usata da Burton per replicare all'infinito lo stesso film, usando le solite formule che l'hanno reso famoso, ma io rimango concentrato sull'identità del regista ufficiale, Selick, anche se questo film è suo quanto del collega di Burbank [motivo per cui li ho messi entrambi nel tag], dicendo a suo favore che pur prendendo quella che è l'idea di un altro grande cineasta riesce a metterci del suo, creando un calderone di personaggi asserviti perfettamente a un'ironia macabra che i bambini non possono di certi capire appieno. Così come forse non possono capire fino in fondo il percorso evolutivo fatto dal protagonista o avere la volontà di informarsi circa le parentesi meta-testuali che hanno dato origine a questo gioiello, ma confido che coi più appassionati ci penserà il tempo. Per il resto rimangono tutte le canzoni, uno degli aspetti più superficiali del film, ma che permettono a una mente brillante come quella di Danny Elfman di sbizzarrirsi con una soundtrack che spazia in ogni genere - anche se non perdono Marylin Manson per quell'atroce rifacimento di This is Halloween, ma adoro la versione dei Korn di Kidnap the Sandy Claws.

Un magnifico classico moderno che amo recuperare ogni anno per due feste in particolare, quella di Halloween e Natale. E come tutte le grandi opere, mi sa affascinare a ogni età e passaggio della mia vita. Se questo non basta a renderlo un capolavoro, non so che dire!Voto: ★★★★

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