Tim Cook: la battaglia per la privacy è solo all'inizio - Speciale

Creato il 18 febbraio 2016 da Lightman

Tim Cook, attraverso il sito ufficiale di Apple, ha scritto una lettera aperta ai propri consumatori, dopo la richiesta dell'FBI americano di creare un accesso privilegiato nella sicurezza degli iPhone. Ecco la traduzione integrale.

Alessio Ferraiuolo è cresciuto a pane, cinema e videogame. Scopre in giovane età la sua passione per la tecnologia, che lo porta a divorare tutto quello che il mercato ha da offrire, dall'hardware per PC agli smartphone, senza mai sentirsi sazio. Nel tempo libero adora suonare la chitarra, andare in palestra e guardare tonnellate di film e serie TV. Lo trovate su Google+ e su Facebook.

Nell'era post 11 settembre, il tema della privacy è diventato centrale nelle democrazie occidentali. Gli attentati alle torri gemelle hanno segnato una vera e propria linea di demarcazione storica rispetto al passato, e quanto avvenuto in seguito a Londra, Madrid, Parigi e in tutti gli altri paesi del globo, spesso dimenticati, non ha fatto altro che accendere ancora di più il dibattito. Fino a che punto possiamo rinunciare alla nostra privacy in nome della sicurezza? Difficile dare una risposta univoca a questa domanda, la variabili in gioco sono tantissime e le convinzioni personali cambiano in base al contesto in cui vengono tratte. La cosa certa è che la battaglia per la tutela della privacy, oggi, si combatte quasi per intero online, per la protezione dei dati degli utenti. Protezione che non riguarda solo i casi che vedono coinvolti cracker e criminali di vario genere, ma anche i governi, sempre più interessati ad un controllo capillare sulle informazioni online, e in generale a un controllo maggiore sulla rete. Ultimo caso a balzare agli onori delle cronache è quello che vede ora protagonista Apple, chiamata in causa dall' FBI per decrittare l'iPhone di Syed Rizwan Farook, autore della strage di San Bernardino, in California, dove hanno perso la vita 14 persone. La risposta di Cupertino è stata chiara, ed è avvenuta tramite una lettera firmata dal CEO Tim Cook, pubblicata sul sito ufficiale di Apple USA, che ha posto forti dubbi sulla legittimità della richiesta fatta dall'FBI. Ecco la traduzione integrale del testo.

Un messaggio ai nostri consumatori

Il governo degli Stati Uniti ha chiesto ad Apple di fare un passo che non ha precedenti, che minaccia la sicurezza dei nostri utenti. Noi ci opponiamo a questo ordine, che avrebbe ripercussioni che vanno ben al di là del caso in oggetto. È giunto il momento di aprire un dibattito pubblico sull'argomento e vogliamo che le persone e i nostri clienti capiscano davvero la posta in gioco.
La necessità della criptazione
Gli smartphone, a partire dagli iPhone, sono diventati una parte essenziale delle nostre vite. Le persone li usano per salvare un'incredibile mole di dati personali, dalle conversazioni alle foto, passando per la musica, le note, gli appuntamenti e i contatti, ma anche per le informazioni finanziarie e mediche e i luoghi in cui siamo stati o andremo. Tutti questi dati devono essere protetti dagli hacker e dai criminali che vogliono avere accesso ad essi, rubarli e utilizzarli senza il permesso del legittimo possessore. Gli utenti si aspettano che Apple e le altre aziende tecnologiche facciano tutto quello che è in loro potere per proteggere questi dati, e noi di Apple ci siamo impegnati a fondo per farlo.
Compromettere in qualche modo i nostri dati personali potrebbe mettere a rischio la nostra sicurezza. Ecco perché la criptazione dei dati è essenziale per tutti noi. Per molti anni abbiamo usato la criptazione per proteggere i dati personali dei nostri clienti, perché crediamo che questa sia l'unica strada per tenere al sicuro le loro informazioni personali. Abbiamo deciso di tenere questi dati al di fuori della nostra portata, perché crediamo che il contenuto del vostro iPhone non serva al nostro business.
Il caso San Bernardino
Siamo scioccati e indignati per l'atto terroristico avvenuto a San Bernardino a dicembre. Piangiamo per la perdita di vite umane e vogliamo giustizia per tutti coloro che sono stati colpiti dalla vicenda. L'FBI ci ha chiesto aiuto nei giorni successivi all'attacco, e abbiamo lavorato duro per supportare il governo nella risoluzione di questo crimine orribile. Non abbiamo simpatia per i terroristi. Quando l'FBI ci ha chiesto i dati in nostro possesso, abbiamo fornito tutto il materiale che avevamo. Abbiamo anche messo a disposizione i nostri ingegneri per fornire supporto agli uomini dell'FBI, e abbiamo dato i nostri pareri sulle opzioni investigative percorribili. Abbiamo un grande rispetto per la professionalità dell'FBI, e siamo certi che le loro intenzioni sono buone. Fino a questo momento abbiamo fatto tutto ciò che è in nostro potere, nel rispetto della legge, per aiutarli.
Ma ora il governo degli Stati uniti ci ha chiesto qualcosa che, semplicemente, non abbiamo, e che consideriamo molto pericoloso creare. Ci hanno chiesto di creare una backdoor per entrare negli iPhone. Nello specifico, l'FBI vorrebbe che realizzassimo una nuova versione del sistema operativo di iPhone, allo scopo di aggirare le misure di sicurezza del dispositivo recuperato durante le indagini. Nelle mani sbagliate, questo software - che ribadiamo non esiste oggi - potrebbe sbloccare qualsiasi iPhone in circolazione. L'FBI ha usato molte parole per descrivere questo software, ma non abbiamo dubbi: creare una versione di iOS che bypassi le misure di sicurezza equivale a creare una backdoor nel sistema. E nonostante il governo affermi che lo userà solo in questo specifico caso, non abbiamo garanzie che ciò avvenga realmente.
La sicurezza dei dati è minacciata
Qualcuno potrebbe dire che creare una backdoor per un singolo iPhone è semplice, una soluzione pulita. Queste persone ignorano però le basi della sicurezza digitale e il significato di quanto richiesto dal governo in questo caso. Nel mondo digitale di oggi, la chiave di un sistema di criptato è un'informazione che decodifica i dati, e la sua sicurezza dipende dalle protezioni intorno ad essa. Una volta resa nota questa informazione, o una strada per aggirare il codice viene rivelata, il sistema potrà essere violato da chiunque abbia le competenze per farlo. Il governo afferma che sarà usato una solo volta, su un solo telefono. Ma questo è semplicemente falso. Una volta creata, la tecnica potrebbe essere utilizzata illimitatamente, su un numero imprecisato di device. Nel mondo reale, sarebbe l'equivalente di un passe-partout, capace di aprire milioni di serrature, dai ristoranti alle banche, passando per i negozi e le case. Nessuna persona ragionevole potrebbe trovare una soluzione di questo tipo accettabile.
Il governo ci chiede hackerare i nostri stessi utenti, minando così decenni di avanzamenti tecnologici nel campo della sicurezza, che protegge i nostri clienti - inclusi milioni di cittadini americani - dagli hacker e dai criminali. Gli stessi ingegneri che hanno creato il forte sistema di sicurezza degli iPhone per proteggere i nostri clienti dovrebbero, ironicamente, rendere più deboli le protezioni stesse, rendendo i nostri utenti meno al sicuro. Non troviamo alcun precedente in America di una compagnia costretta a esporre i propri consumatori a grandi rischi di attacco. Per anni, crittologi ed esperti nella sicurezza nazionale ci hanno messo in guardia contro i pericoli derivanti dalle falle nei sistemi crittografici. Acconsentendo alle richieste del governo faremmo del male solo ai cittadini onesti, che hanno creduto in una compagnia come Apple per la protezione dei loro dati. I cattivi invece continueranno ad utilizzare sistemi criptati, grazie agli strumenti a loro disposizione.
Un pericoloso precedente
Invece che chiedere l'intervento legislativo del Congresso, l'FBI ha proposto un uso senza precedenti del Wrist Act del 1789 per giustificare l'espansione della sua autorità. Il governo ci chiede di rimuovere alcune misure di sicurezza e di aggiungere nuove funzioni al sistema operativo, permettendo di inserire elettronicamente un codice d'accesso. Questo renderebbe semplice sbloccare un iPhone con un attacco Brute Force, provando miliardi di combinazioni grazie alla velocità dei moderni computer.
Le conseguenze dell'applicazione delle richieste del governo sarebbero agghiaccianti. Se il governo può usare l'All Wrist Act per sbloccare più facilmente un iPhone, potrebbe anche avere il potere di raggiungere tutti i dispositivi e di catturare i loro dati. Il governo potrebbe estendere le falle nella sicurezza e chiedere ad Apple di realizzare un software di sorveglianza per intercettare i vostri messaggi, accedere ai vostri dati medici o ai dati finanziari, tracciare la vostra posizione, ma anche accedere al microfono del vostro telefono o alla videocamera senza il vostro permesso.
La scelta di opporci agli ordini non è stata presa alla leggera. Sentiamo però di dover far sentire la nostra voce davanti a questa prevaricazione del governo. La nostra sfida verso le richieste dell'FBI è fatta con il più profondo rispetto per la democrazia americana e con amore verso il nostro paese. Speriamo che il governo, nell'interesse di tutti, voglia fare un passo indietro e riflettere sulle implicazioni delle sue richieste. Sempre credendo nelle buone intenzioni dell'FBI, sarebbe sbagliato se il governo ci obbligasse a creare una falla di sicurezza nei nostri sistemi. Infine, temiamo che questa richiesta possa minare le stesse libertà che il nostro governo dovrebbe proteggere.

Siamo solo all'inizio

La risposta di Tim Cook e di Apple ha sollevato un enorme polverone mediatico, che ha visto la creazione di due schieramenti opposti, concordi o meno sulle affermazioni e sulle decisioni prese da Cupertino.
La lettera si apre con una decisa presa di posizione di Apple, che non ha alcuna intenzione di sottostare alle richieste dell'FBI. Sembra evidente che le preoccupazioni di Apple vadano oltre al caso specifico, ponendo seri dubbi sulla sicurezza futura degli iDevice, nel caso in cui l'azienda venga costretta ad accettare le richieste del governo federale. Dalla lettera traspare grande rispetto per l'operato dell'FBI, ma anche una grande sfiducia nelle rassicurazioni del governo americano, a cui Apple non sembra credere. In effetti, i precedenti non sono affatto buoni. Senza scadere in facili teorie del complotto, che non prendiamo nemmeno in considerazione, basti pensare al caso Datagate, che ha visto protagonista Edward Snowden e l'NSA, colpevole di aver raccolto, dopo l'11 settembre, enormi quantità di dati sulle conversazioni telefoniche, sulle mail e in generale sull'operato online degli utenti, sia americani che all'estero, arrivando addirittura a intercettare i telefoni dei capi di stato europei, alleati degli Stati Uniti, in collaborazione con alcune agenzie governative del vecchio continente.
Altro punto cardine delle lettera riguarda le premesse giuridiche utilizzate dall'FBI per effettuare la richiesta di sblocco del terminale, che non ha seguito il comune iter procedurale. Nel testo si fa riferimento al Wrist Act, una legge che affonda le sue radici addirittura nel 1789. Ma di cosa parla il Wrist Act? Come si può leggere in questo articolo, si tratta di una legge che da il diritto alla Corte Suprema Americana e ai tribunali legittimamente stabiliti dalla legge di emanare un'ordinanza che obbliga una persona, fisica o giuridica, a compiere una determinata azione, purché l'obbligo sia adeguatamente motivato e non infranga la legge. Si tratta di una norma applicabile in qualsiasi campo, che se utilizzata nel caso in questione potrebbe portare le richieste del governo, in futuro, a farsi sempre più pressanti, come indicato anche da Tim Cook nella sua lettera. Vista sotto questa ottica, la vicenda assume toni decisamente diversi, spiegando il motivo che ha spinto Apple e Tim Cook a rendere pubblica la questione, aprendo così un dibattito che coinvolgerà anche il governo federale.
Difficile dire come andrà a finire la vicenda, la cosa certa è che le decisioni che saranno prese avranno delle serie conseguenze in futuro, alimentando ancora di più il dibattito sulla riservatezza dei dati, che sembra diventare sempre più una chimera.

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