Tinozza 2 – La Vendetta (parte 3a)

Creato il 29 luglio 2011 da Tuttoqua

Parte 1a

Parte 2a

Ci siamo: dopo ancora qualche ora d’acqua aggiunta al mattino da TQG, il livello ha raggiunto la quota stabilita, e la tinozzona e’ pronta per le fasi successive dell’assemblaggio.

Particolare importante: la sera (notte) prima, durante il riempimento, oltre ad aver continuamente risistemato i pali di metallo, ho collocato strategicamente (ehm… insomma…) alcune mattonelle sotto alcuni piedini, in modo da cercare di riequilibrare la vasca in liner e tenere il liquido piu’ livellato possibile.

Problema: il cerchio d’acciaio, qui e la’, fa qualche piccolo salto di quota, e gia’ so che questo mi fara’ dannare l’anima nel montare il telaio esterno. Amen!

A questo punto scartoccio i piedini, le aste metalliche, le traverse verticali, le assi di copertura e i coperchi, e, contestualmente, produco altre 12 tonnellate di rifiuti.

Dove va tutta questa roba?

I piedini vanno messi a terra, davanti ai piedi dei pali di metallo. Le aste metalliche vanno stese, sempre a terra, tra un piedino e l’altro, agganciando delle apposite asole, in modo che il tutto costituisca un altro cerchio di metallo posto alla base e tutt’intorno alla vasca. Le traverse vanno messe in piedi, sempre davanti ai pali di metallo (praticamente ne coprono la vista), agganciandoli ai piedini e alle apposite morse che vanno poste sulle estremita’ in alto e che afferrano il tubo bianco orizzontale che fa da scheletro al liner.

Le assi di copertura si mettono in alto, tra un morsetto e l’altro, cosi’ che formino un davanzale che copre tutto il cerchio di metallo bianco, e i coperchi, infine, servono a tenere unito il tutto e a coprire le morse.

Nota: i coperchi si fissano con dei bulloni, due per coperchio. Bulloni di plastica… Sinceramente, essendo un punto chiave dell’intera struttura, io li avrei fatti di metallo, preoccupandomi di inserire anche due dadi nelle morse, invece di filettare direttamente nella plastica. Infatti, avvitando con l’apposita chiave (anch’essa di plastica), ho avuto la nettissima e spiacevolissima sensazione che, se avessi applicato troppa coppia, avrei spaccato il bullone dentro la sede. Quindi, ho lavorato di fino, cercando di stringere ma non troppo. Questa e’ sicuramente una caduta di stile dal punto di vista progettuale.

Cosa manca? Le assi orizzontali, da infilare a incastro tra una traversa verticale e l’altra, cosi’ che chiudano gli spazi. Il tutto e’ costruito con una resina speciale a effetto legno, che sara’ anche ottima per resistere all’acqua, alla corrosione e a tutto il resto, ma genera un attrito degno di una pietra focaia.

Risultato? Sforzi mostruosi per infilare tutte le assi, una sull’altra, nelle loro sedi, ricordandomi (si e’ ricordata TQG) di usare le assi bucate nel posto dove si aggangiano i tubi di mandata e uscita dell’acqua.

Alla fine, dopo ore e ore, ecco il risultato:

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La scaletta e’ stato un lavoro di 10 minuti per fortuna. I salti del davanzale, invece, si vedono, soprattutto a ore 01:00 e 02:00, ma e’ l’unico modo che ho trovato per tenere l’acqua bilanciata. Dopo qualche giorno posso anche dirvi che la situazione e’ ulteriormente migliorabile qui e li’, ma bisogna svuotare la vasca, quindi per ora ciccia.

Continua…


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