Tipi da Videoteca (N°8 ): L'Ameba col cane - 1 - Trota, incomprensioni nel nome, improvvisi ricordi di chi scrive e assistenti che vendono Mutandari

Creato il 06 luglio 2015 da Giuseppe Armellini

Dopo due mesi e mezzo tornano i Tipi da Videoteca.
Tutte le oltre 20 puntate precedenti le trovate qui, da leggere dal basso all'alto.
La prima volta che entra si piazza davanti a me, senza proferire parola (solo poi, mesi dopo, capirò iche era meglio in quella maniera che quando parlava).
Sta seduto là e mi guarda.
Gli sorrido.
Ha un'età indefinibile, 18 anni? 24? 30? e un'espressione, mi perdonerà, in confronto alla quale il Trota pare un membro del Mensa.
Questo ragazzo qui davanti a me al massimo de mensa al conosce quella del circolo Arci.
Ad un certo punto sento un abbaio.
All'inizio penso che quell'abbaio sia partito da quel volto inerte che continua a fissarmi, un ventriloquismo davvero notevole. Mi sfrego le mani, ho un nuovo giocatore nel negozio.
(giocatore: persona assurda che merita approfondimenti antropologici e un posto in squadra a PES).
Gli abbai continuano.
Ma capisco che quell' abbaio che io credevo venisse da lui in realtà è stato un abbaglio.
Perchè l'abbaio molto più semplicemente è di un cane.
Mi alzo dalla scrivania e allungo il collo.
Ai piedi del giovane Einstein sta un bellissimo cagnolino, bianco, di cui non riconosco la razza per il semplice motivo che io, come succede per le automobili di cui non conosco un solo modello, per i cani non riconosco una razza.
A parte gli Yorkshire.
Come Beniamino.
Ma del resto Beniamino ha dato il nome anche alla mia videoteca.
Beniamino Video si chiamava.
E, se non fosse stato per la morte di mio nonno due anni fa, il nonno di questo post, quella di Beniamino sarebbe la scomparsa più dolorosa avuta fino ad adesso in vita mia.
Mi morì in braccio, soffrendo l'indicibile, mentre cercavo di correre come un matto per provare ad andarlo a salvare. Quel giorno conobbi il vero pianto, quello del dolore e della disperazione, quello che ti fa urlare.
Lo conobbi quel giorno con Beniamino.
E chiamai tutti urlando che Beniamino non c'era più, senza che gli altri potessero capire una sola parola di quello che dicevo tanto erano forti i singhiozzi.
Beniamino che abbaiava come un matto a tutte le macchine che passavano, con una rabbia tale che provava addirittura ad attaccarsi "al volo" alle loro ruote.
Beniamino che era sempre sporco.
Beniamino che morsicava chiunque.
Beniamino che chiunque gli voleva bene.
Beniamino che mi veniva a svegliare la mattina leccandomi la faccia.
Beniamino che poco prima di morire per questo male incurabile cadde dalle scale rotolando come un pallone. Una scena surreale che scatenò risate incredibili ma che poi invece ci gelò. Era arrivato alla fine, quello che aveva lo stava mangiando vivo e non riusciva nemmeno più a camminare.
L'ultima notte la passammo insieme, sempre svegli, come due innamorati che il mattino dopo si sarebbero detti addio.
E così adesso nel blog ci sei anche te amato cane.
E sei venuto fuori nel post per caso, stavo parlando di quel cagnolino bianco e mi sei venuto in mente te.
Tornando a noi il cagnolino abbaiava e guardava il suo padrone.
Formando uno strano triangolo.
Io guardavo il cane, il cane guardava il suo padrone e il suo padrone guardava me.
Se qualcuno fosse entrato in quel momento avrebbe assistito a questa scena surreale.
In ogni caso in quel momento ero il secondo essere vivente più intelligente dentro il negozio.
Il silenzio, abbai a parte, andava rotto.
"Come si chiama?" gli fo.
"Il cane?" mi fa lui.
"Sì, il cane. Cioè, dimmi come ti chiami anche te ma pure il cane voglio sapere"
"Bartolo", mi fa.
"Ahah, nome bellissimo, fa anche ridere, pensa che il mio si chiamava Beniamino"
"Chi?"
"Il mio cane"
"Il mio Lola"
"Ah, quindi questo qui che c'hai adesso non è il tuo?"
"Chi? "
"Bartolo"
"Sì, che c'è?
"No, dicevo Bartolo, il cane qua, non è il tuo? Hai detto che il tuo si chiama Lola"
"Sì"
"E questo cane qui" glielo indico "come si chiama? non si chiama Bartolo?"
"No, Lola"
"Ma prima hai detto Bartolo..."
"Dimmi"
"Che devo dire?"
"Che ne so, mi hai detto te qualcosa"
"O.k, scusa, mi sono confuso, te come ti chiami?"
"Bartolo"
(o.k, ora potete rileggere il dialogo alla luce della rivelazione)
Una risata irrefrenabile mi colpì.
Ma una di quelle non visibili, quelle che si può permettere di fare solo l'anima, alla faccia tua che invece devi cercare di restare serio e guardare Bartolo in faccia senza offenderlo.
"Ah, o.k, te sei Bartolo e lei Lola, benvenuto Bartolo"
"C'hai le cassette?"
"Le cassette de che?"
"Dei film"
"Dici i dvd?"
"Eh, le cassette"
"Ma quelli tondi e fini dici no, hai capito vero?"
"No, le cassette, quelle così" e mi fa il gesto inequivocabile di un rettangolo mettendo i due palmi uno davanti all'altro a circa 20 cm di distanza. Insomma, o stava parlando di VHS o del mio pene. Scartai la seconda opzione, non mi ricordavo di averglielo ancora mostrato.
"Ah, ma te dici le videocassette?"
"Le cassette"
Mi alzo.
Vado su un armadio dove ancora ho qualche fondo di magazzino di VHS.
Tanto ho capito che con Bartolo le chiacchiere servono a poco, bisogna agire!
"Queste dici?" gli fo.
"Eh"
"No Bartolo, di queste ce ne ho solo una ventina, non le fanno più. Ho i dvd"
"I film ce l'hai? I film bbelli" (la doppia "b" è intenzionale, pronunciava "bello" in quella maniera).
"Sì, ce n'ho quasi 2000, ma in dvd"
"Posso vedè i film?"
"Certo che li puoi vedere, facciamo la tessera, ti spiego tutto e ti faccio vedere come si vedono" (la ripetizione è intenzionale).
"Non ce l'ho la tessera"
"Sì sì, lo so, la facciamo adesso"
"Ah, ma non so scrivere bene" (tenerezza infinita)
"Non ti preoccupare, scrivo tutto io al computer e poi ricopio sul foglio"
"Ah, vabbene"
"O.k Bartolo, cominciamo, come ti chiami?"
"Bartolo"
"Sì sì, Bartolo e...?"
"Sì, dimmi"
"No, dicevo, Bartolo... e poi? il cognome dico"
"Il mio cognome?"
"Sì, ma guarda, lascia perdere Bartolo, non la facciamo la tessera, ti faccio vedere i film lo stesso"
Mi alzo, accarezzo Lola e dico a Bartolo di seguirmi.
Si alza in piedi e solo in quel momento ho l'illuminazione.
Ecco a chi è identico Bartolo,
A Marco Marzocca nel ruolo del mitico assistente del mitico venditore d'arte di Guzzanti.

Quello in secondo piano ovviamente.
Stavolta alla faccia dell'anima nascosta rido anche fuori.
"Ehhhhh, perchè Mutandari eheheh è un grandissimo artista eheheheh il re del Nascondismo eheheheh faceva quadri talmente brutti eehehehehhee che chi li comprava eheheehehe li nascondeva sul cassetto eheheheh, è il Nascondismo eh ehehehehheh"
"Vieni Bartolo, guarda"
(continua)

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