Appena sbatte lo sportello della sua Continental, comincia a parlare come Carlo Marx. L’ho sentito all’Auditorium con un pubblico di duemila persone. Era un simposio sulla segregazione razziale, e lui a scaricare invettive su invettive contro la affluent society. E’ un tipo così. Se tu ci hai un buon posto, diciamo quindicimila bigliettoni all’anno, e l’assicurazione contro le malattie, e il fondo pensione, e forse anche qualche titoluccio in banca, perché non dovresti pure essere radicale? La gente che sa leggere si appropria del meglio che trova nei libri e poi se ne adorna come pare facciano certi granchi quando s’agghindano di alghe per imbellirsi. E poi avessi visto il pubblico, un comodo pubblico conformista di affaristi e affariste, professionisti, eccetera, gente che nei loro affari e nelle loro specializzazioni se la caveranno anche bene, ma che devono essere un po’ confusi su tutto il resto, e così vengono a sentire un conferenziere che si esprime con fede, enfasi e fuoco, forza e obiettivi precisi….. è un fenomeno da baraccone.
INDOVINA L’ INDOVINELLO:
CHI E’ L’ AUTORE?
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PREGHIERA
Acqua, acqua,
tu non conosci
i miei paesi
di tanto sole,
senza allegria
senza dolore,
l’antica piana
di Ferradina
di solo cielo
senza la brina,
di fave nere
di biada rossa
di orzo buio
di grano scuro.
Acqua nuova,
vieni alla piana:
la biada è polvere
l’orzo consuma.
Acqua nuova,
se tu non vieni
le fave e l’erba
non tornan verdi
e il grano brucia
come la calce
sul fiato basso
delle mie case.
Se tu ritorni
fra fosso e fosso
richiameremo
dalle montagne
del Potentino
oltre il confine
ai nuovi pascoli
fra terra e cielo
i verdi seni
delle giovenche.
Scoppia la luce
sulla pianura,
senza cadenze
diviene scura.
Ma un cerchio bianco
corre sui muri,
nido del vento
reca l’arsura.
Porta il tuo sangue,
acque di monte,
di contro al cielo
tra frana e frana
rimanga il canto.
-Vittore Fiore-
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