Tiraboschi, che cos’ha di bergamasco questa sua longevità quasi democristiana?«La tenacia tipica delle nostre genti. Mi sento longevo come un highlander, un supereroe. Sa, un democristiano vive a lungo facendo continui compromessi, io lottando tutti i giorni come un leone».
Come ha fatto a mantenere gli ascolti la sua Italia 1?«Grazie alla linea editoriale che non vuol dire ascolti importanti, ma che si fa con prodotti che, pur non avendo grandi numeri, incidono molto sul tessuto televisivo. Pensi a “Invincibili” con Marco Berry sui disabili che ce la fanno. Ascolti piuttosto rarefatti, ma talmente tanta eco che ha rafforzato la nostra linea. “Zelig 1” lascia tracce, come le orme degli attori a Hollywood...».
Eppure c’era chi diceva che Italia 1 sarebbe stata la prima vittima della frammentazione dell’audience.«Abbiamo perso percentualmente meno rispetto alle previsioni che ci condannavano a una sconfitta già scritta».
Ha dichiarato che «Le Iene» è il più importante programma della tv italiana. Più importante di «Striscia»?«No, che c’entra. Non giochiamo lo stesso campionato, non possiamo competere. Canale 5 e “Striscia” sono la locomotiva, noi siamo i vagoni».
Ci anticipa un’idea televisiva del 2014?«Dopo Sanremo (18-22 febbraio, ndr), faremo un programma di prima serata sui pentiti della chirurgia plastica. Pensi a una donna che si fa tatuare il nome del marito dal quale poi si separa. La prima cosa che deve fare è cancellarlo dalla sua pelle. Per fare ciò, si deve raccontare il travaglio di quella donna che cambia letteralmente asset di vita. È un programma dalla forte connotazione psicoanalitica».
Fabio Santiniper "Corriere della Sera"