Lo so. Oggi o al massimo lunedì avrei dovuto postare il mio quarto post sulle delusioni, in questo caso sulle delusioni nate dalla partecipazione a un concorso, ma non ho avuto tempo per pensarci né un minuto per buttare giù due idee. Una traccia. Una vaga idea. Niente. Motivi? Beh, mia madre che è stata ricoverata in clinica è già una buona spiegazione. Tanto più che ho trascorso diverso tempo a casa sua a cercar di capire perché si sentiva stanca, le mancava il fiato, era vittima di attacchi di sonnolenza con una frequenza allarmante. I motivi potevano essere millanta e alcuni non del tutto negativi, ma vista la sua età non ero tranquillo e non lo sono stato finché non è stata ricoverata alla ricerca del male misterioso. Che poi ieri pomeriggio si è rivelato - molto prosaicamente - ulcera allo stomaco. Un brutto cliente ma nulla che non si possa guarire. Il risultato comunque è stato quello di essere fuori squadra per alcuni giorni, con qualche scampolo di tempo libero ma incerto e insicuro come una zattera nell'oceano. Quindi niente, per il momento non leggerete le mie considerazioni sui concorsi, sempre ammesso che siano meritevoli di una qualche attenzione. E le condizioni di mia madre hanno sabotato anche le mie letture, dopo aver promesso a non so più quanta gente di leggere i loro parti letterari e di fornire un parere purchessia, un numero che temo e sospetto sia più alto di quanto riesca a ricordare. E, ovviamente, le mie creazioni letterarie. A volerle definire così. Sono a 71.000 caratteri e 11.000 parole, poco di più, in realtà, di una quindicina di giorni fa. Ma il problema principale è che deve ancora arrivare la svolta principale della vicenda, quella che scioglie e risolve il problema creatosi. Il fatto è che il «problema creatosi» si rivelato, scrivendo, un problema decisamente arduo e al momento in apparenza irresolubile. Come ho suo tempo spiegato, la vicenda ruota intorno alla comparsa in un indefinito futuro e in un indefinito luogo di un gruppo di umani che conducono una guerra di massacro non dichiarata e non ufficiale nel nome di un proprio credo: un credo pericoloso, che non ammette dialogo né critiche. Né superstiti.
Incomprensibili, a meno di non rifarsi a un testo come I sommersi e i salvati di Primo Levi, laddove presenta la categoria del «male fatto per la possibilità di farlo», ovvero per la semplice possibilità di compierlo.
Il che di primo acchito sembra quasi impossibile. In fondo i militanti dell'IS dichiarano una fede perfetta, una convinzione assoluta, una determinazione interamente dedita alla causa, tutte caratteristiche che inconsciamente associamo ad altre organizzazioni militari d'altri tempi come i monaci guerrieri. Però, però... in fondo almeno in parte sono le stesse caratteristiche - addizionate a un cieco odio/terrore nei confronti delle donne - tipiche di organizzazioni più recenti nella storia dell'umanità, come le Schuztstaffel (SS), gli Ustascia, la Guardia di Ferro, le Croci Frecciate ecc. (senza citare le innumerevoli organizzazioni più o meno segrete del recente passato del sudamerica) e una delle caratteristiche di queste organizzazioni era proprio l'arbitrio condotto sulle vittime elevato a sistema e rapporto con il mondo. L'orgoglio per le proprie infamie, un rapporto stretto - quasi di complicità malsana - tra i membri di questo genere di organizzazione che trovano proprio nei propri delitti la migliore giustificazione alla propria partecipazione all'Impresa e il culto della morte - propria e altrui - elevata a regola quotidiana dell'esistere.
Anni fa ebbi l'occasione di leggere un articolo scritto da Tahar Ben Jalloun che paragonava il fascismo europeo con il fondamentalismo islamico e metteva in evidenza i numerosi punti di contatto tra strutture di pensiero apparentemente tanto diverse, giungendo alla conclusione che tra le due ideologie esistevano numerosi punti di contatto e, soprattutto - dato divenuto più reale negli ultimi tempi - forme di reclutamento molto simili.
«Già, bella idea quella di trapiantare il nazi-islamismo in un lontano futuro... Ma per favore...».
Che cosa rispondere? Non ho particolare simpatia per il «peccato originale» né per chi sostiene che l'uomo è, in fondo in fondo, una bestia cieca: tutte osservazioni che conducono direttamente a un'azione di destra (sia pure non estrema) - carceri, polizie, controllo sociale, ghetti, esclusione, marginalizzazione -, ma è innegabile che dentro molti di noi dorme un criminale che, date condizioni definite, tende a emergere e ad affermare la propria esistenza. I suoi nemici?
Il riconoscimento della sua umana dignità.
La cultura, il dubbio, la discussione, la riflessione.
L'affetto, la stima, la considerazione, il rispetto, la giustizia e l'amore.
Ritengo sia possibile che anche in un lontano futuro ricompaiano, laddove si creino le condizioni necessarie: - disordine sociale, differenze sociali ed economiche eccessive, crisi economica con tratti di profonda iniquità, intolleranza verso le minoranze sociali, politiche e sessuali, maschilismo elevato a sistema di convivenza - forme di organizzazione di estrema destra tollerate da parte della popolazione civile e sostenute da organizzazioni più o meno criminali e da esponenti della classe al potere.
In quanto alla politica di eliminazione fisica delle vittime è semplicemente inscritta nel codice genetico di tali organizzazioni, ovvero finisce per esserne la pre-condizione stessa della loro esistenza.
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A rileggerci per gli inevitabili auguri del 24.12.2014.