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Titel, le competenze informatiche richiedono un serio e costante lavoro di studio

Creato il 26 febbraio 2011 da Antonio Conte

Capita che molti utenti che arrivano al settore dell’informatica con un corso di base non abbiano le idee molto chiare; in effetti l’utilità di un corso si rivela da subito. Il corso oltre a fornire un bagaglio di conoscenze minime serve anche a disinnescare pericolose illusioni che gravano (come truffe al proprio “Sé”) sull’utente stesso.

Nelle lezioni di informatica che ho erogato mi è capitato spesso di parlare con gli utenti del  problema della conoscenza dell’informatica di base utile trasversalmente ai vari profili professionali. Inoltre ho potuto rilevare che nella partecipazione ai corsi l’entusiasmo dei partecipanti, specie nelle prime lezioni, è sempre tantissimo. Finalmente possono conoscere questo meraviglio marchingegno che promette faville: il computer. Molto spesso tali nuove competenze sono rincorse sostenute da una speranza di poter trovare un lavoro serio, cioè stabile, più facilmente.
Con l’avanzare delle lezioni, però, parallelamente ad una richiesta di un certo impegno nello studio da parte dei docenti, e con una consapevolezza che le proprie competenze possono crescere solo con un più attento studio ed impegno. Le aspettative possono, di rado, evolvere in una forma di “bullismo telematico”. Vediamo come.
Il partecipante da parte sua inizia ad immaginare, specie se ancora molto giovane, che possa sostituire le sue competenze acquisite negli studi quinquennali per la maturità con quelli di un corso di avvio all’informatica di poche ore. Questo è dovuto principalmente per tre motivi: a) la difficoltà effettiva di trovare lavoro in poco tempo, dopo la maturità; b) il saper fare, o l’iniziare a fare qualche cosa di concreto, qualche cosa che sveglia la sua creatività lo accende di nuove speranze, c) spirito di emulazione nelle competenze dell’esperto.
Queste attese del giovane partecipante, e forse anche dei genitori, si scontrano con la visione realista ed esperta del docente che rappresenta il settore ICT. Quest’ultimo infatti, ha un curriculum lungo ed in tema.
Il contrasto è sostanzialmente tra due visioni: una vorrebbe che la competenza informatica fosse totalizzante e rilolutiva, l’altra vuole che quelle competenze siano utili ai vari profili professionali della maturità quinquennale.
Ciò rappresenta anche un punto di rottura e di disillusione che mi è stato mostrato in diversi colloqui a seguito delle mie ore di lezione.
La vera emergenza è la ricerca insoddisfatta di lavoro in molti giovani. Emergenza che neanche le competenze informatiche riescono a volte a moderare.
Dunque, bisogna stare attenti a non cadere in queste trappole cognitive, che rappresentano vere ‘truffe emotive’ e fonte di vera frustrazione, che nei casi più gravi sfocia nel fenomeno del Flaming, cioè nei comportamenti maleducati e impulsivi, fatti di espressioni crude e anche di insulti (considerati propri degli ambienti elettronici di comunicazione) sono attribuiti da Siegel ed altri (1986) a una de-individuazione prodotta dalla mancanza di segnali sociali (social context cues).
Al contrario, una conoscenza seria dell’argomento informatico potrebbe essere una fondazione robusta su cui costruire un futuro migliore.

Antonio Conte

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