Titoli derivati, cosa sono ed il loro funzionamento

Da Mrinvest

I titoli derivati si sono trasformati da strumenti di protezione dal rischio a prodotti speculativi. Diverse sono le forme diffuse

In questi giorni si sente molto parlare di titoli derivati come la causa dello scandalo del Monte dei Paschi di Siena. Tentiamo di capire cosa sono questi prodotti e come funzionano.
I titoli derivati sono strumenti il cui valore è originato dalla variazione del prezzo di un’attività reale o finanziaria sottostante. Da qui il loro nome, in quanto i prezzi di mercato dei titoli “derivano” appunto da un sottostante.

Si tratta di strumenti utilizzati per proteggersi dalle variazioni di valore delle merci o attività finanziarie sottostanti, scommettendo sulla direzione in cui essi andranno. In altri casi, però, essi servono per pura

speculazione, cioè per ricavare un profitto dalla scommessa vinta sul trend di un determinato prezzo.

Esistono diversi tipi di titoli derivati. I principali sono gli swaps, i forwards, i futures e le options.
A titolo di esempio, le options assegnano ad una delle parti la facoltà di vendere o acquistare una merce o titolo ad una determinata data e ad un certo valore prestabilito (strike price). Nel caso dei futures, invece, la vendita o l’acquisto ad una certa data e ad un certo prezzo sono obbligatori.
Una forma diffusa di derivato è l’Interest Rate Swaps, un contratto swap sugli interessi, così come diffusi sono i derivati sul cambio delle valute. Prendiamo, ad esempio, un imprenditore che ha un credito in dollari, perché ha venduto merce negli USA. Se teme di perdere parte del suo credito, a causa del possibile deprezzamento del dollaro entro la data di pagamento, egli potrà stipulare con una controparte sul mercato un derivato, con cui stabilirà che una data somma sarà scambiata ad un certo tasso di cambio e ad una determinata data. Evidentemente, le due parti scommettono su un trend opposto del tasso di cambio, ma s’impegnano a regolare l’eventuale differenza tra il tasso più favorevole e quello effettivo alla data di regolamento del contratto. In questo modo, entrambi sono certi di non subìre perdite da una variazione del prezzo sottostante.

Una peculiarità dei titoli derivati è che, con un margine relativamente basso, si possono assumere posizioni di rischio ben più alte (effetto leva). Inoltre, su una stessa attività reale o finanziaria si possono costruire più di un contratto, con la conseguenza che il valore ammontante di questi titoli solo in Italia è di 10 mila miliardi di euro, con 60 miliardi circa di euro che le famiglie e le imprese del nostro Paese dovrebbero pagare per chiudere le rispettive posizioni.

Ad esempio, su un mutuo a tasso variabile, un’impresa potrebbe decidere di contrarre un derivato con una controparte, tutelandosi dal rischio tasso (IRS) nel caso questi salisse. A sua volta, tale controparte potrebbe aprire un altro contratto con un terzo soggetto sul mercato e così via. Alla fine, da un’unica attività da tutelare (mutuo a tasso variabile) si sono creati molteplici contratti.
Ecco spiegata la ragione fondamentale dell’alto valore dei titoli derivati circolanti nel mondo (oltre 600 miliardi di dollari, 10 volte il Pil del pianeta).