Tiziano Ferro: "avevo capito di dover riprendere il rapporto contrastato con ...

Da Ganimede

«Che cosa succederà dopo?», chiede Tiziano Ferro. Poi si risponde da solo: «Niente sarà più come prima».

«Dopo» è dopo questa intervista, che Vanity Fair pubblica come storia di copertina nel numero in edicola dal 6 ottobre. E prima del libro autobiografico Trent'anni e una chiacchierata con papà (in libreria dal 20 ottobre), dove l'artista ha raccolto i suoi diari dal 1995 al 2010 per fare un regalo a chi gli vuole bene, ma soprattutto a se stesso: vivere felice e contento. E concedersi l'amore che troppo a lungo si è negato.
«Un paio di anni fa», racconta, «ho iniziato un percorso di analisi. Da tempo non stavo bene, e avevo capito di dover riprendere in mano una serie di cose, a partire dal mio rapporto con l'omosessualità. Così, al termine dello scorso anno, sono arrivato a una conclusione: volevo vivere quella parte di me, smettere di considerarla un mostro, qualcosa di negativo, addirittura invalidante».
I primi dubbi, spiega, risalgono alla sua adolescenza, quando aveva una fidanzata. Proprio a lei li confidò: «Le dissi che pensavo di essere attratto anche dai ragazzi. Mi rise teneramente in faccia, mi disse che non poteva essere vero». Poi arrivò il successo travolgente e Tiziano, incapace di «chiarirmi con me stesso» sui suoi sentimenti, scelse di non viverli.
«Non posso puntare il dito contro nessuno, solo contro me stesso», spiega, «Tuttora non so spiegarmi perché considerassi l'omosessualità una specie di "malattia"... Non ho la presunzione di salvare nessuno, ma se il mio libro potesse aiutare qualcuno a evitare di perdere tutti gli anni che ho buttato via io, sarei felice».

Le voci ricorrenti sulla sua omosessualità, spiega, «mi facevano una tale rabbia. Non perché non volessi passare per gay, ma perché la verità è che un fidanzato avrei voluto avercelo. E, invece, non avevo nessuno». Perché? «Perché avrei dovuto vivere una doppia vita e io non ne sono capace. Mi dà fastidio quando si parla di accettazione dell'omosessualità. Io, semmai, sogno la condivisione. Una famiglia che accetti le mie scelte non mi basta, voglio che le viva insieme a me. E lo stesso vale per i miei amici».

Ora che quella condivisione è diventata realtà, è pronto a vivere pienamente. «Cerco l'amore, la parte della vita che mi è mancata finora... Per il momento sono solo, ma spero presto di non esserlo più».

L'intervista completa su Vanity Fair n. 40/2010, in edicola dal 6 ottobre 2010


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