Quello di Malick è un cinema aulico, mistico, impossibile da paragonare ad altri, e per questo da vivere lasciandosi trasportare senza remore o freni, fiduciosi che qualunque sia la destinazione, arrivarci significherà conoscenza, comprensione e giovamento. In "To The Wonder" frammenti e attimi di ricordi costruiscono lentamente una storia d'amore travagliata, in cui la protagonista Olga Kurylenko è disposta ad amare incondizionatamente un Ben Affleck rigido e schivo, con cui dopo una brevissima lacerazione, riesce ad ottenere il matrimonio che desiderava ma non a liberarsi di quello schermo fastidioso filtra-sentimenti montato accuratamente nell'uomo e assai meno nella donna. Da attore passivo infatti Affleck incarna esattamente la forza contrastante all'amore più puro, sia nella relazione con quella che poi diventerà sua moglie che nella breve parentesi condivisa assieme a Rachel McAdams, durante la brevissima rottura centrale. Il suo personaggio chiude ripetutamente le porte a due donne che, senza troppi indugi, gli dichiarano, a turno, fiducia e amore supremo.
Principalmente narrato dalle voci fuori campo dei protagonisti - da cui solo raramente la pellicola sceglie di allontanarsi - e da immagini affascinanti che chiamano la natura a fare da sfondo, "To The Wonder" si pone come ennesima composizione malickiana illustre alla quale è necessario partecipare solo se muniti di forte passione e partecipazione. Un cinema assolutamente non per tutti, dal quale non si può pretendere una saturazione completa di intendimento e per cui dedicato esclusivamente a coloro che hanno il coraggio e la voglia di entrare in profondità con loro stessi e con le loro emozioni, avvicinando il rischio di guardare le cose da un altro punto di vista, magari più esplicativo e limpido del nostro.
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