Il leader del Carroccio aveva vietato a Maroni di partecipare ai comizi della Lega, l’ex ministro, a quanto pare, sentitosi colpito da una sanzione non prevista dallo Statuto e contro la quale non poteva neanche fare ricorso, ha trovato tuttavia una reazione di solidarietà straordinaria da parte soprattutto dei rappresentanti di sezione che gli hanno inviato numerosissimi inviti a prendere parte a comizi e ad incontri. Roberto Maroni ha potuto così constatare quale riconoscimento ci sia nei suoi confronti e questa reazione da parte della base del partito ha indotto Bossi a ritirare quel provvedimento. “Ho ricevuto una telefonata che non avrei mai più potuto incontrare i militanti della Lega, mi sono sentito colpito da una sanzione che non comprendevo e ho espresso il mio rammarico, ma poi devo dire che c’è stata una reazione straordinaria del partito, mi sono sentito raggiunto da grande affetto, dimostrato in maniera spontanea per un dirigente importante, tutto è bene quel che finisce bene”.
Dunque la lega del futuro non si sta giocando il successore. Tutto è rientrato e pace fatta, nessun problema con Bossi, anche se nell’aria si sente odore di crisi. Il partito che si vanta di stare all’opposizione per la salvaguardia della democrazia, la democrazia al suo interno l’ha sempre praticata poco nella sostanza. Lo scettro del potere è sempre rimasto in mano al suo fondatore Umberto Bossi, che ha sempre deciso tutto: tattica e strategia politica, apparati, dirigenti, segretari di sezione, fino all’incarico dell’ultimo militante. Del resto lo stesso “eterno secondo” lo ritiene giusto:”Ci deve essere uno che comanda e gli altri a scendere, ma non può essere escluso il dialogo”.
Il potere assoluto di Bossi nella Lega non può essere messo in discussione. Bossi ha carisma e intuito politico. E in grado di spiazzare, dividere e sorprendere gli avversari politici. Alla base del suo successo c’è proprio lo stato di “padre-padrone” del partito. Nessuno può criticare La lega ne tantomeno gettare un’ombra sul fondatore del Carroccio, o viene immediatamente punito. Per guidare la Lega serve il pugno di ferro oltre al dito medio alzato. Maroni deve rimanere l’eterno secondo, una linea di dissenso che deve rientrare nei ranghi. E’uno dei cofondatori della Lega, molto amico del capo, ma non lo può sostituire, semmai seguirlo ubbidiente. Nessun uomo della Lega può permettersi di sfidare Bossi. “La Lega è la mia casa e che abbia lunga vita” conclude Maroni.