Rating: 4.5/5
di Ludovico Casaburi
La band di Stuart Murdoch che prende il nome da un cartoon francese degli anni ’80 (ricordate quel bambino e il suo gigantesco cane pastore in giro per il mondo?) iniziò autoproducendo nel lontano 1996 un disco, Tigermilk, che oggi è una vera chicca per tutti gli indie-addicted. Oggi, dopo sette album alle spalle e dopo aver perso, ahinoi, due componenti come Isobel Campbell e Stuart David, e soprattutto a quattro anni dall’ultimo lavoro The Life Pursuit, la band si riunisce e dopo aver affidato a Tony Hoffer la produzione tira fuori in appena 9 mesi Write About Love. Che assolutamente a sorpresa diventa una delle cose migliori della storia del gruppo.
Perché è spontaneo, è libero. Perché è pop ma è anche sofisticato, perché ha un sound morbido ma poetico, perché è ritmato ma sempre controllato. Ed eccoci lanciati in una mattinata soleggiata a cantare a squarcia gola il refrain del pezzo d’apertura I Didn’t See It Coming, quel «Make me dance / I want you surrender» che incastrandosi alla perfezione con le note zuccherine della vocalist Sarah Martin vale tutto l’album. Episodi tutt’altro che trascurabili sono poi i cammei di Carey Mulligan, attrice di mestiere (An education) qui in versione ’60 nel pezzo che da il titolo al disco, Write About Love appunto e, soprattutto di Norah Jones, che nella ballata Little Lou, Ugly Jack, Prophet John (in duetto con Stuart Murdoch) ci ha fatto ricordare perché siamo al mondo. Eccellente anche Come On Sister, o la vintage Ghost of Rockschool o ancora la delicata Read the Blessed Pages. Se è vero che la musica non cambia le persone, è anche vero, però, che le accompagna nelle scelte che esse fanno nel corso della loro esistenza. E allora meglio che sia buona musica, no?.
Belle and Sebastian – Write About Love (Rough Trade, 2010)