Todd phillips riapre le gabbie: i leoni son tornati!
Creato il 02 giugno 2011 da Domenico Marotta
"Non ci posso credere, ci siamo ricascati!". Con questa frase si può riassumere il nuovo film del regista Todd Phillips, che dopo la parentesi di "Parto col folle", road comedy con protagonisti Robert Downey Jr. e un sempre più fuori dalle righe Zach Galifianakis, ritorna con il sequel del suo film di maggior successo: Una notte da Leoni. Squadra che vince non si cambia, si dice, e qui ritorna tutto il cast al completo: Phil (Bradley Cooper), Stu (Ed Helms), Alan (Zach Galifianakis)di nuovo alle prese con un doposbornia che darà a tutti loro parecchi problemi. Trama identica, stessa struttura, stessi personaggi, stessi attori. Ma allora dove sta la differenza con il primo capitolo? Ottima domanda. E la risposta è semplice: nessuna. Sulla scorta dell'enorme successo del film precedente, che era costato appena 35 milioni di dollari incassandone centinaia in tutto il mondo, Phillips ci riprova con un budget raddoppiato e lo usa per spostare l'azione da Las Vegas a Bangkok, con il solito pretesto del matrimonio (questa volta di Stu e non del discutibilmente utile personaggio di Justin Bartha, Doug)e dell'addio al celibato per iniziare i lunghi minuti di delirio. Se nel primo film lo spettatore si slogava la mascella dal ridere grazie all'imprevedibilità delle situazioni e all'effetto sorpresa dato dall'originalità della pellicola, che andava a interessare più o meno tutti gli aspetti del film, dalla trama ai personaggi, alle situazioni assurde e demenziali, qui è più difficile. Si, perchè lo schema è sempre lo stesso, cambiano solo alcuni elementi: inostri si risvegliano a Bangkok (non più a Las Vegas), il fratellino della sposa è scomparso, non ricordano più niente e il matrimonio ha da farsi di lì a poche ore. Via il bimbo neonato e benvenuta alla scimmietta corriere della droga clandestino, se ne va la tigre e arriva il monaco paralitico e silenzioso, generatore di puerili gag pseudo sessuali promulgate dal sempre più panciuto e folle Galifianakis (qui più conscio del suo potenziale comico e anche più volgarotto). Ed Helms è uno Stu meno gigione e più velenoso, molto emergente rispetto al capitolo precedente, mentre sembra sciapo e slavato il Phil di Bradley Cooper, per non parlare dell'inutilità del personaggio di Bartha, un Doug ancora più insignificante che, non essendo lui a perdersi stavolta, acquista ancora meno importanza e ha il solo merito di riportare nella ghenga il cognato Alan e garantire un'ora e mezza di risate qui e là forzate. Insomma, pur ammettendo che non si sta parlando di un brutto film, che peraltro ha già dato prova di riuscire a riscuotere ancora grande successo al botteghino, bisogna comunque dire le cose come stanno: i leoni di Todd Phillips non graffiano più. Strappano ancora le risate, niente da dire, ma in maniera meno spontanea e naturale, complice anche il palese copia e incolla della sceneggiatura, qui più volgarizzata. Da notare lo spazio aumentato che è stato concesso a Mr. Chow, il Ken Jeong che non ha perso il vizio di denudarsi per far ridere e che rappresenta la maggior parte della comicità più genuina, per quel poco che si può trovare, del film. Con "Una Notte da Leoni 2" è stato fatto quello che viene sempre fatto con le commedie di successo fin dalla notte dei tempi, la ricetta è sempre quella: prendete un film che abbia riscosso grande successo, prendetene la sceneggiatura e riscrivetela identica cambiando solo i luoghi, mantenete gli attori principali, aggiungeteci il titolo di successo, condite con le belle speranze del pubblico, spruzzate sul tutto un trailer accattivante e che faccia più ridere del film stesso-condensateci dentro tutte le battute migliori, nessuna esclusa, mi raccomando!- et voilà il piatto è servito. E' successo con "Home Alone" (Mamma ho perso l'aereo) e con "Week end con il morto", in cui nel secondo capitolo le situazioni erano identiche ma il risultato comico era tuttavia efficace, dal momento che piuttosto che l'elemento esotico era stato aggiunto quello eso(te)rico (ricordate il morto che ballava a tempo di musica a causa di un rito wodoo malriuscito?). In sostanza questo sequel non ha il mordente del primo film, le gag sono tutte sulle spalle di Galifianakis e di Jeong e garantiscono naturalmente più di un'ora di divertimento, ma si sente comunque che in tutto questo pasticcio di situazioni assurde, che qui sembrano peraltro legate tra loro con più difficoltà e meno armonia, manca un ingrediente fondamentale: la novità. Incassi da record comunque. Di nuovo.
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