Conosciamo molto bene la complessità della situazione politica, economica e sociale ,che sono costretti a subire da parecchi decenni gli abitanti del Togo.
Ossia quella di vivere una dittatura, la quale formalmente si atteggia a democrazia e che realmente privilegia solo alcune persone.
Esclusivamente quelle che si muovono nell’entourage del presidente Faure Gnassingbé e sono a lui ben accette.
Situazione dalla quale coloro che possono, se ne hanno i mezzi economici, si allontanano il più rapidamente possibile, trasferendosi all’estero.
L’ultima “ciliegina sul gelato” in Togo è l’approvazione che il parlamento di Lomé, monopolio del Raggruppamento del popolo togolese (Rpg), il partito del presidente, ha sancito con una legge ulteriormente restrittiva sulla libertà d’informazione.
Ciò significa che i poteri di un organismo ufficiale di Stato, come è l’Alta autorità dell’audiovisivo e della comunicazione (Haac) , sono totali e che la stampa libera, nonostante i sit-in di protesta di moltissimi giornalisti , giustamente insorti anche prima del “fattaccio”, è con il bavaglio alla bocca.
E, dunque, cosa gravissima, non è dato e non sarà più dato ai comuni cittadini d’ essere informati, chissà per quanto lunghissimo tempo, su cosa accade nelle “stanze del potere”.
Il testo di legge è stato approvato con 58 voti favorevoli, nessuno contrario e solo tre astensioni.
Tra l’altro questa legge (secondo gli esperti) è incostituzionale in base all’articolo n.26 della legge fondamentale dello Stato e, per i proprietari dei media privati, andrebbe, appellandosi all’Alta Corte di Giustizia, immediatamente annullata.
“Campa cavallo che l’erba cresce”, proprio come recita il noto adagio.
Faure Gnassingé ha occhi e orecchie ovunque nei diversi organismi del Paese, per cui le speranze in tal senso sono fievolissime o nulle.
E le prossime elezioni legislative di marzo, per quanto i partiti di opposizione si facciano sentire dentro e fuori (diaspora togolese concentrata soprattutto in Francia) non cambieranno certamente la situazione.
Le violenze politiche in Togo, che datano dal 1958, sono legate appunto alla dinastia dei Gnassingbé, padre prima e figlio poi, i quali hanno rosicchiato e rosicchiano tutto quanto è agevole erodere, lasciando da sempre, ormai, la popolazione in brache di tela, come si dice comunemente.
E (molto peggio) senza prospettive.
Senza contare che d’oggi in poi, grazie alla legge ultima votata in parlamento, l’assenza di un’editoria libera accrescerà senza ombra di dubbio nei vertici corruzione e malefatte, che resteranno ancora una volta impunite.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)