Toh, chi si rivede, S.E. l'intercettazione

Creato il 22 giugno 2012 da Zfrantziscu
Sembra passata un'era dal tempo in cui quotidianamente i giornali erano invasi da intercettazioni telefoniche. Ed è appena un anno fa. Pochissimi commentatori hanno avvertito, ai tempi di quelle scorrerie, il pericolo che non sarebbe finita con la messa in archivio di Berlusconi e dei suoi amici di avventura. Gran parte dei pochi erano politicamente interessati ed erano forse minoranza quanti lo facevano per timore che nel gioco della politica entrassero soggetti, come alcuni pm e/o loro collaboratori, che non hanno alcuna titolarità. “Ci dobbiamo render conto che questo modo di fare interessa oggi Berlusconi” era l'avvertimento “ma domani interesserà altri”. Il pensiero unico – e comunque prevalente – era che la sconfitta del nemico valeva uno strappo alla democrazia, a quella bestiaccia che impone i cambi di governo attraverso il voto degli elettori e non i sospetti di reato, magari conditi di scene piccanti viste dal buco della serratura. Chi, come me, ha cercato di sottrarsi a questa unicità di ispirazione si è attirato su questo blog la critica di filo-berlusconismo e in altri blog accuse e diffamazioni variamente articolate. Soprattutto quando riflettevo sulla necessità che le intercettazioni restassero riservate e, se proprio dovevano finire sui giornali, fossero preventivamente purgate delle parti che niente a che fare avevano con i reati. Qualcuno ricorderà le bestialità circolanti all'epoca: “Voglio essere intercettato” et similia. Capita ora quel che era immaginabile capitasse, dimesso(si) Berlusconi. O nessuno lo intercetta più o se lo si fa, le sue conversazioni non appaiono più sulla stampa. Adesso altri è nel mirino: niente meno che il presidente della Repubblica il quale, ovviamente e giustamente, invoca la regolamentazione delle intercettazioni e della loro diffusione. Confesso che ho per questo “scandalo” odierno lo stesso interesse che ho avuto nel passato per le paginate e paginate di colloqui carpiti ai tanti, e bipartisan, politici: nessuno. Mi interesserebbe, se mai se ne venisse a capo, sapere come e perché documenti di tanta importanza siano passati – oggi come nel passato – dall'ufficio di un pubblico ministero alle scrivanie dei cronisti giudiziari. I quali – non vorrei essere frainteso – fanno il loro mestiere pubblicando quanto arriva, più o meno clandestinamente, a loro conoscenza, senza chiedersi se davvero stanno partecipando, come si dice, al gioco al massacro del presidente del Consiglio, fortemente voluto da quello della Repubblica.