"Tokyo Night" di Chiara Gallese

Creato il 09 aprile 2013 da Alessandraz @RedazioneDiario
Pubblicato da Valentina Coluccelli Titolo: Tokyo Night Autrice: Chiara Gallese Editore: Lulu.com Pagine: 274 Prezzo: attualmente è possibile acquistare l'e-book su Amazon a € 0,89 Data pubblicazione: novembre 2011 Quarta: Un viaggio nella notte di Tokyo vista attraverso le stazioni principali della metro, ognuna delle quali racchiude in sé un frammento di vita passata. Una generazione di giovani disincantati, persa nel presente incerto, che vive di ricordi mentre cerca la sua strada nel mondo. Il dolore per la perdita delle persone care, la loro lontananza o la loro assenza, rimane sempre in sottofondo durante tutto il racconto. I rapporti umani che si intrecciano nei quartieri più frequentati della città scorrono via lentamente, fragili come petali di ciliegio nella stagione della fioritura.
RECENSIONE
«Shibuya, tsugi wa Shibuya desu.»
Shibuya, la prossima fermata è Shibuya”, prepariamoci a scendere dalla metro per iniziare questo affascinante e brillante giro turistico di Tokyo – e del Giappone – mano nella mano con una guida d’eccezione: innamorata, entusiasta, capace di apprezzare l’anima duplice e le contraddizioni di questo meraviglioso Paese, traendo piacere dalla realtà frenetica e competitiva della città come da quella lenta e profondamente tradizionale dei templi e delle aree rurali.

In Tokyo Night la storia – il romanzo – si piega alla città e non il contrario: ogni capitolo è legato a una fermata della linea della metropolitana di Tokyo, e l’autrice ce ne descrive l’atmosfera che si respira, la particolarità di ogni quartiere (la dinamica Shibuya, la lussuosa Ginza, la colorata ed eccentrica Harajuku…) e racconta un evento della sua vita a esso legato. La narrazione non segue il filo cronologico e – soprattutto all’inizio – risulta a volte confusa, mentre la città emerge chiara, nitida, al punto che quasi se ne avvertono gli odori e i sapori, si visualizzano le strade, gli svincoli, i parchi.

In nessun altro posto al mondo ci si sente vivi e vitali come a Tokyo, la capitale del futuro prossimo e remoto.
I continui salti nei diversi periodi del passato e del presente della protagonista Keiko, così come quel vago senso di understatement presente nei brani che raccontano gli eventi più intensi e dolorosi, ricordano molto lo stile di Yoshimoto Banana. Sarebbero stati necessari però maggior equilibrio e chiarezza nell’esposizione per rendere gli uni e l’altro più efficaci, perché capita più volte che vengano anticipati gli esiti delle storie prima ancora che esse inizino (ad esempio, si scopre che la relazione con Masayuki è finita da mesi nella pagina successiva a quella in cui Keiko ne racconta i primi cauti passi) o che compaiano brani all’apparenza privi di valore per l’economia della narrazione, che sembrano importanti solo per l’autrice – forse ricordi reali. Infatti, c’è così tanto dell’anima dell’autrice – o di quella che ha creato per la sua protagonista – nel romanzo, che sembra di leggerne il diario. Non per lo stile narrativo (che anzi è dichiaratamente rivolto agli ospiti del suo tour), ma per i testi delle canzoni, le poesie, i disegni che lo impreziosiscono – che ricordano quei foglietti, fotografie, biglietti dei concerti e del cinema, che da adolescenti si appiccicano sul diario – e per le numerosissime citazioni di manga e anime, di romanzi contemporanei e classici della letteratura giapponese, di cantanti e artisti, di marchi famosi e catene di negozi, che parlano di Chiara – o, ancora, di Keiko –, dei suoi gusti e delle sue esperienze quanto e più dei suoi racconti diretti.
Guardavo gli alberi, i fiori, gli animali, gli insetti, i gesti casuali delle persone, le nuvole, i raggi del sole, i sassi, i fili d’erba, la quotidianità del mondo che rimaneva immobile mentre tutto il mio universo personale implodeva veloce e inesorabile come la morte.
Per far sì che le due anime, quella dell’autrice e quella della sua protagonista, coincidano senza incappare in contraddizioni tra lo spirito occidentale dell’una e quello orientale dell’altra, Chiara Gallese dipinge Keiko come una giapponese col cuore di un gaijin (il termine, in un certo qual modo dispregiativo, con cui i giapponesi indicano gli stranieri), così che oltre all’amore spassionato per il Giappone, traspare dal romanzo anche una strana magnetica nostalgia per l’Europa e per l’Italia in particolare. Nostalgia che guida la protagonista in un ideale percorso di “ritorno a casa” dell’autrice: il suo primo amore è, infatti, un giapponese come lei, il secondo è un giapponese con l’aspetto di un gaijin (una sorta di suo alter ego maschile, ma speculare) e il terzo, quello della vita, è un italiano. Ho letto e recensito il libro sapendo che l’autrice si sta cimentando in un lavoro di rivisitazione e rifinitura, sul cui esito conto moltissimo, perché la base è già molto buona grazie all’originalità della struttura, alla ricchezza degli “inserti” e delle riflessioni sociali e sull’animo umano, alla capacità di teletrasportare quasi fisicamente il lettore accanto alla protagonista a Tokyo. Ma i margini di miglioramento sono diversi e quindi spero di poter leggere presto la nuova versione di questo esordio così promettente e, certamente, la prossima opera dell’autrice.


L'AUTRICE
Chiara Gallese si è laureata in Lingue e istituzioni Economiche e Giuridiche dell'Asia Orientale presso l'Università Ca' Foscari di Venezia nel 2006 e ha vissuto e studiato a Tokyo nel 2007. Ha sempre avuto una forte passione per tutto ciò che riguarda il Giappone e l'Asia Orientale in generale. Si occupa di diritto commerciale giapponese, di scrittura, di insegnamento e anche di disegno in stile manga.
Il suo blog QUI

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